Il borgo di Werdenberg è considerato la più piccola città della Svizzera. Definizione senza dubbio sibillina, che ci dà però modo di capire quanto la nostra idea di città differisca parecchio rispetto a quella medievale.
Non sono una grande appassionata dei superlativi geografici, cioè di quei presunti record per i quali una certa città ha la piazza più grande o la via più stretta. Questo non solamente perché, nella maggioranza dei casi, si tratta di dati abbastanza ininfluenti, ma anche perché spesso ci si trova dinanzi a record abbastanza astrusi. Mi resta sempre una certa perplessità addosso quando sento, ad esempio, che il Central Park di New York è il parco cittadino aperto più esteso al mondo e che il giardino della Villa Reale di Monza è il parco recintato più grande del globo. Come se fosse una questione di staccionate.
Analogo sconcerto mi ha assalita quando, per la prima volta, alcuni cittadini elvetici mi hanno orgogliosamente informata del fatto che Werdenberg, nel Canton San Gallo, è la più piccola città svizzera. La mia risposta lapidaria è stata: “In che senso?”. Non era polemica la mia, era proprio l’incapacità di capire. Voglio dire: il mio ragionamento è stato che se Werdenberg era così piccola forse era un paese, o addirittura un villaggio, e quindi le sue dimensioni ne escludevano lo status di città. Ma se anche Werdenberg fosse stato semplicemente un piccolo borgo, mi veniva fatto di pensare che in Svizzera di remoti villaggi alpini popolati stabilmente da poche anime ce ne sono diversi, quindi non arrivavo a capire di che cosa si stesse parlando.
D’altra parte, sono curiosa. Questo lo avrete capito. Dunque mi sono messa ad indagare. E sono giunta a una conclusione. Werdenberg è città nella misura in cui si tratta di un abitato storicamente rilevante che si è mantenuto intatto nel tempo. Provo a spiegarmi meglio. Nella concezione contemporanea una città deve avere un numero di abitanti e una superficie degni di nota. Se però pensiamo ai tempi passati, ci appare evidente che questo modo di intendere le cose non è sempre valido. Anzi, non lo è quasi mai. Perché in effetti anche centri politicamente molto rilevanti non contavano che qualche migliaio di abitanti. Ed erano guardati allora come delle metropoli! Il concetto di cittadinanza aveva probabilmente più a che fare con la netta distinzione che sussisteva fra campagna da una parte e organizzazione urbana dall’altra. Differenza abitativa e strutturale, certamente, ma anche sociale ed economica.
Durante il Medio Evo Lucerna o Zurigo non avevano senz’altro la fisionomia che oggi riconosciamo loro. Usando la terminologia contemporanea arriveremmo forse a chiamarli “borghi”, ma di sicuro erano completamente altro rispetto alla campagna: per esempio avevano una forma di governo politicamente stabile, dei rappresentanti e un corpo di difesa. C’era un agglomerato urbano difeso da mura, strade, case, edifici produttivi. Questo bastava.
Werdenberg è attestata dal 1289 e presentava allora proprio queste caratteristiche. Protetta da una fortezza e dalle mura, abitata da commercianti e artigiani, non riuscì però nell’impresa di giocare un ruolo fondamentale nella nascente Confederazione Elvetica e rimase dunque cristallizzata nel suo aspetto. Una gran fortuna per noi perché ancora è possibile ammirare le 41 case in legno finemente decorate e le immancabili case a graticcio che risalgono proprio a quell’epoca.
Più di tutto, quello che fa innamorare di Werdenberg è la sospensione nel tempo perché sembra davvero di fare una passeggiata nel tempo, più che nello spazio. Spazio, peraltro, molto bello: lo scenario creato dal piccolo lago antistante al borgo e dalle Prealpi sullo sfondo è davvero suggestivo. Non serve molto tempo per la visita, ma di sicuro è un luogo che non smette di incantare.