La giornata ad Istanbul comincia con il canto del muezzin al sorgere del sole… da quel momento in poi, se decidete di esplorarla come ho fatto io, è tutto un camminare, esplorare, fare fotografie, stupirsi a ogni angolo. E se, a un certo punto, la fame si fa sentire? Potete scegliere di mangiare un simit di uno dei tanti venditori di strada o bere un chai, ma se siete a Balat, ho un indirizzo da suggerirvi.
Esplorando Balat
Istanbul è una città straordinariamente varia, vederla tutta è quasi impossibile. Però, volendo farsi un’idea di come si vive al di fuori del ‘centro storico’ dove sono concentrati la maggior parte dei monumenti noti ai turisti, avventurarsi tra le strade di Fener, Balat e Fatih restituisce, almeno in parte, il sapore di questa straordinaria metropoli.
Balat, è una mahalle, ovvero un quartiere della parte europea di Istanbul, sulla costa occidentale del Corno d’oro. Storicamente è stato il quartiere ebraico, sia durante il periodo bizantino sia durante quello ottomano ed è poi stato abitato anche da armeni, greci, siriani… a riprova del clima di convivenza interreligiosa che ha sempre caratterizzato la città. Gli ebrei hanno cominciato a lasciare il quartiere solo a seguito del forte terremoto del 1894, spostandosi in parte nel quartiere di Galata ed in parte emigrando in Israele. Dopo il 1960 la residua minoranza ebraica benestante di Balat si è trasferita nel quartiere di Şişli, ed il risultato è stata una completa trasformazione del quartiere, che da zona estremamente ricca si è in fretta trasformata in zona di immigrati delle classi sociali più basse.
Il repentino cambiamento della composizione sociale ha fatto attraversare a Balat una fase di trascuratezza non indifferente, a cui solo ultimamente si sta cercato di porre rimedio attraverso un ambizioso progetto di riqualificazione patrocinato dall’Unesco. Il sottile confine fra modernità (molto instagrammabile) e degrado produce in Balat un contrasto abbagliante e (per me) difficile da metabolizzare. Il quartiere, in cui sono presenti ben 3 sinagoghe (fra cui la bellissima Sinagoga di Arhida, ancora in funzione, e visitabile previo contatto col rabbino), rimane ancora oggi una pepita da scoprire con pazienza. Tra l’altro, nella parte alta del quartiere, si può entrare in un parco da cui ammirare l’intero Corno d’oro. Spero di tornare presto in città per poterne godere!
Andiamo a fare kavalth?
Basta poco per capire che i turchi amano mangiare. E siccome la colazione è il pasto più importante della giornata, si impegnano per renderla varia e decisamente ricca! Formaggio, olive, pomodori, uova, peperoni, borek, pane… se vi piace il salato, non avete che l’imbarazzo della scelta. Ma naturalmente non mancano miele, marmellate o una bella fetta di torta. Personalmente al caffè turco io preferisco il té chai, per cui, in pochissimo tempo, ho sviluppato una vera e propria passione (quasi una ‘dipendenza’).
Insomma, la colazione turca è un vero e proprio pasto da consumare con calma e magari in compagnia. Assomiglia, con le dovute differenze, al nostro concetto di brunch. Ovviamente la si può fare a casa ma anche in bar, ristoranti e pasticcerie!
Il Velvet Café
Il Velvet Café a Balat è uno dei locali dove tornerei volentieri a fare kavalth. Perché? Facile: mi sono sentita subito a ‘casa’ appena varcata la porta del locale. Il caffè si trova in una delle vie meno trafficate di Balat, circondato ancora da abitazioni più che da locali e negozi. Già questo basta per renderlo tranquillo e piacevole.
Appena entrati ci si rende conto che gli avventori sono equamente divisi tra turisti e habitués. L’arredamento è gioiosamente eclettico: moderno e antico si mescolano rendendo l’ambiente divertente e non troppo formale. Le tazze sono tutte diverse tra loro ma abbinate con estremo gusto e grande maestria. Non ho avuto cuore (ma soprattutto stomaco) per sperimentare la colazione turca, ma la mia crostata era veramente buona. Fatta in casa, semplice e gustosa. Il chai ottimo e il succo di ciliegie piacevolissimo.
Nelle belle giornate si può approfittare anche del piccolo e delizioso cortile sul retro. Insomma: un luogo ideale dove recuperare le forze e prendere un attimo di pausa dalla frenesia della città.
Ripensandoci…. credo di aver capito perché mi sono subito sentita a casa: il Velvet Café ha la stessa atmosfera scanzonata del parigino Loir dans la théière di cui vi ho già parlato. Due luoghi perfetti per colazione, merenda o per una semplice pausa. Vi è rimasta la curiosità di sapere che cosa significa letteralmente kavalth? Sìgnifica ‘cibo che si assume prima del caffè’… Ecco, io sono decisamente poco ‘turca’: per me il caffè viene prima di tutto!