Trakai rappresenta la gita fuori porta perfetta per chi stia visitando Vilnius. In realtà la cittadina fu capitale della Lituania e il suo fascino è innegabile.
Per me l’escursione a Trakai rappresenta una passeggiata in un luogo fatato. E’ stato così la prima volta e riesco a provare la stessa sensazione ad ogni nuovo viaggio. Non è lontana da Vilnius e, in qualche misura, la completa: la capitale stessa è assai tranquilla e discreta, poco rumorosa, poco caotica. Eppure città. Trakai, invece, è una perla rara, un tesoro che si svela dopo un breve viaggio caratterizzato dal verde delle foreste e dal blu dell’acqua.
La cittadina, infatti, si specchia sulle rive del lago Galvè ed è celebre per il castello costruito su un isolotto. Sono numerosi i turisti, ma una visita alla fortezza è d’obbligo. Racconta del glorioso passato del Granducato di Lituania, che nel Medio Evo e fino al Cinquecento è stato spesso ago della bilancia in spinose questioni di geopolitica. A noi sembrano un tempo remoto e una regione lontana, ma non stupitevi se, scorrendo la storia del fortilizio, ad un certo punto vi imbatterete nel nome di Bona Sforza. Nata a Milano, fu data in sposa a Sigismondo I, divenendo così regina di Polonia e granduchessa di Lituania. Tornerò sull’argomento, perché il suo governo regalò non poche sorprese alle terre baltiche (finanche un presunto delitto).
Ma proseguiamo con Trakai. Se il tempo è soleggiato, non perdetevi un giro in barca sullo specchio d’acqua che circonda il castello. Dura meno di un’ora ed è davvero suggestivo. Le rive verdissime, il cielo azzurro, l’acqua pura, il silenzio placido, le poche e curate ville suggeriscono un senso di quiete che rinfranca lo spirito. Anche chi, come me, ha poca dimestichezza con la fotografia può essere piacevolmente ripagato. Tutto è talmente bello da offrire scatti degni di nota. Se poi siete fotografi provetti, potete sbizzarrirvi secondo l’estro del momento. E, scesi dal battello, potreste appagare anche il palato acquistando per pochi euro un cestino di frutti di bosco appena colti: è l’attività di tanti ragazzini che si affaccendano sulla riva alla ricerca di clienti golosi. Un germe di imprenditorialità giovanile che merita di essere ripagato (anche perché i ribes e i mirtilli sono davvero buoni!).
C’è ancora un aspetto di Trakai che merita di essere indagato, ed è quello meno noto. Perché di solito le comitive organizzate si limitano alla visita del castello e del lago e prestano poca attenzione a quello che c’è prima, ossia il villaggio vero e proprio. E’ vero che è poco appariscente, fatto com’è di case basse e semplici, colorate e di legno, che sembrano un po’ tutte uguali. Il punto però è proprio questo: non appaiono tutte uguali, lo sono! E si deve ciò alla popolazione locale, la cui tradizione affonda nella notte dei tempi. A Trakai, infatti, vive una delle più grandi comunità caraite ancora presenti in Europa. Invero non particolarmente numerosa, visto che di caraiti rimasti se ne contano circa 60. L’ultimo censimento, risalente al 1997, contava 257 caraiti presenti nell’intera Lituania.
E’ difficile spiegare in poche parole chi sono i caraiti. La loro storia è attestata nella lontana Babilonia sin dall’VIII sec. a.C. Di fatto, era una setta ebraica che riconosceva valore solo all’Antico Testamento, a discapito del Talmud e della tradizione rabbinica. Da Babilonia si spostarono verso la Turchia e da lì in Crimea, sino a giungere sulle coste del mar Baltico. Questo per sommi capi perché in realtà gran parte dei dettagli che delineano la storia dei caraiti è avvolta nel mistero. Sta di fatto che a Trakai vivono ancora oggi portando avanti la loro antichissima tradizione. Parlano una lingua che è una commistione di ebraico e turco, professano la loro religione nell’antica kenesa (sinagoga) di legno, si tolgono le scarpe entrando nel tempio (evidente retaggio turco), costruiscono le loro dimore seguendo gli antichi principi.
E di sicuro le case caraite sono quelle che più rimangono impresse nella memoria. Hanno un solo piano con mansarda, sono di legno e colorate e, soprattutto, hanno tre finestre che guardano verso la strada. Perché sempre tre? Semplice: una per Dio, una per il principe e una per il padrone di casa. Anche la kanesa ha questa particolarità, che è un tratto distintivo della comunità.
Passeggiare per le vie di Trakai è come fare un viaggio in un mondo incantato. Così semplice e cordiale, lontano dalla premura, curato e sincero. Nulla è fuori posto e ogni volta che l’escursione sta per terminare vengo assalita dalla nostalgia: un luogo magico, sospeso nel tempo e nello spazio. Davvero a Trakai ho lasciato un pezzettino del mio cuore, quella parte che ama il bello delle piccole cose.