Non ho consigli da dare, vorrei solo spiegarvi perché Matera e i suoi Sassi meritano di essere visitati. Con tutti e cinque i sensi. Ma soprattutto con il cuore.
Oggi voglio raccontarvi una storia d’amore, o forse addirittura più d’una. Perché per me i Sassi di Matera rappresentano il colpo di fulmine, il luogo che ha parlato direttamente al mio cuore e che mi incanta ad ogni ritorno. La prima volta che ci sono stata, credo fosse il 2011, non avevo aspettative e questo fu sicuramente un vantaggio. Partire con la testa libera da preconcetti, per negativi o meno che siano, è una gran cosa. Non sempre attuabile, purtroppo. Ci sono posti di cui abbiamo letto, che abbiamo visto in documentari o film, che per varie ragioni ci immaginiamo in un determinato modo. E, di conseguenza, ci creiamo un’idea. Il viaggio a Matera mi capitò fra capo e collo, quando non era ancora così famosa. Quindi partii così, senza avere avuto nemmeno il tempo di pensarci.
In realtà una cosa l’avevo fatta. Mi ero letta Cristo si è fermato a Eboli, più per avere un panorama storico che per altro. Mi portavo dietro dagli anni scolastici il racconto che veniva fatto dei Sassi, delle pessime condizioni igienico-sanitarie, della legge speciale per lo sfollamento del 1952, della definizione “vergogna nazionale” usata da De Gasperi. Il libro di Carlo Levi fu potente per me, soprattutto per la capacità di toccare le corde dell’anima nel lumeggiare le condizioni di tanta gente del Sud. Per questo mi perdonerete se un consiglio lo do anche io: leggete (o rileggete) quel piccolo grande capolavoro.
Dunque arrivai a Matera un venerdì di metà ottobre. La giornata era luminosissima. La nostra guida ci fece affacciare sui Sassi. Lì mi si allargò il cuore, pervasa com’ero dai colori e da un panorama che a parole non si può raccontare. Faccio persino fatica a ricordare che cosa visitammo, in che ordine, che cosa ci fu spiegato. So che gli occhi non smettevano di andare da un dettaglio all’altro. So anche che l’unico rumore che udivo era il soffiare della brezza. Mi ritengo persona moderata e razionale, ma per me la prima volta nei Sassi fu un’esperienza quasi mistica. O, forse, il fluire delle sensazioni e delle emozioni era talmente potente da annullare ogni pensiero che avesse a che vedere con la logica.
Ero talmente intenta a godermi il momento che di quella giornata non ho foto. Ero troppo presa dalla magia che stavo vivendo, sospesa nel tempo e sovrastata dal cielo blu. E i giorni seguenti furono vissuti con il medesimo spirito. Non mancarono le visite ad alcune botteghe di artigianato, al Sasso trasformato in museo, ai negozi di prodotti tipici. Appresi, ad esempio, dell’esistenza delle cicerchie e del peperone crusco, a me ignoti. Per non parlare del grano arso… piccole gioie anche quelle.
Senza scordare le chiese rupestri, che mi consentirono di planare nuovamente sulla realtà. Non è facile spiegare il perché. Probabilmente in quell’ambiente così metafisico avvertii per la prima volta la presenza dell’umano. Ovvio che nel Museo dei Sassi la presenza dell’uomo fosse più che tangibile, ma lì sono rappresentati il quotidiano, la fatica, gli stenti. Nelle chiese, corredate da affreschi tanto semplici quanto evocativi, si incontra altro. Io, almeno, ci vidi subito la scintilla di umano che ognuno porta dentro, indipendentemente dalla miseria. Ricercare il divino, magari affidarsi ad esso, è dell’uomo. E in quelle semplici cappelle riuscivo a notare la devozione semplice, ma sincera. Non c’erano stucchi né oro, solo la bellezza che nasce da dentro.
E uscendo dalla chiesa di Santa Lucia alle Malve compresi che di Matera mi ero perdutamente innamorata. Perché l’uomo è tornato ai suoi Sassi. Con devozione quasi religiosa i materani sono scesi di nuovo nella valle, hanno ripulito, restaurato, reso splendido quello che all’inizio degli anni Cinquanta era una vergogna. Ho una sincera e profonda ammirazione per questa gente, che in silenzio e con pazienza ha saputo infondere nuova vita a uno scenario di una bellezza struggente. Amo Matera, amo i Sassi. Amo quella brezza impalpabile che sfiora la valle. E soprattutto amo la sincera umanità che non è scesa a compromessi.
Ecco perché di storia d’amore qui ce n’è più d’una. Di sicuro la mia, importante solo per me. Ma ancora di più quella dei materani per la loro città. L’ho già scritto altrove e lo ripeto: il recupero dei Sassi sono l’esempio che tutta l’Italia dovrebbe seguire. Ne sono pienamente convinta. Perché il sentire civile nasce dall’amore per la nostra terra. E quando Matera fu scelta Capitale Europea della Cultura, in città risuonò un’esplosione di gioia. Perché l’amore silenzioso aveva raggiunto il suo scopo.