Che cos’è il Sacro Monte per i varesini? E’ l’orizzonte, è il senso di casa e di familiarità, è la storia che ancora si vede e si percorre. Insomma: è impossibile pensare a Varese senza pensare al suo Sacro Monte.
E’ da quando ho inaugurato questa pagina che penso di dover scrivere a proposito del Sacro Monte di Varese. Come per molti miei concittadini, è un punto di riferimento irrinunciabile, che si contempla al mattino aprendo le finestre o la sera tornando dal lavoro da Milano. Credo non esista varesino che non abbia un legame quasi affettivo con questo monte e forse per questo ho impiegato tanto tempo per decidermi a scrivere. Un po’ per pudore e un po’ perché, come accade con tutte le cose che sono a portata di mano, il rischio di cadere nel banale è piuttosto forte.
Ultimamente, però, mi è capitato di parlare con alcuni colleghi che, per la prima volta, hanno visitato il Sacro Monte. Me ne hanno riferito in maniera positiva, addirittura entusiastica. E m’è venuto il sospetto che quello che è da sempre il mio orizzonte sia spesso sconosciuto a chi abita a qualche decina di kilometri da casa mia. Di qui l’esigenza di scriverne, sperando di incuriosirvi a sufficienza.
Occorre iniziare con una precisazione: di Sacri Monti ne esistono diversi e ben 13 di essi sono iscritti nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. Non lo dico per vanto, anche perché l’elenco in questione mi lascia molti dubbi, ma perché una parte del mio stupore nasce dal fatto che a Varese non abbiamo qualcosa di assolutamente unico. In Italia settentrionale ve ne sono altri, forse anche più noti. Eppure, visitando alcuni dei percorsi devozionali disseminati fra Piemonte e Lombardia, non sono mai riuscita a trovare quel rapporto di amichevole affetto che gli abitanti di Varese hanno nei confronti della loro montagna. Un legame quasi scritto nel DNA, che si tramanda di generazione in generazione e che, seppure con connotati diversi da quelli del passato, rimane fortissimo.
Forse è bene che descriva succintamente che cos’è un Sacro Monte, altrimenti rischio di non spiegarmi a dovere. Si tratta, come detto, di un percorso devozionale, normalmente costruito su un’altura. Lungo la via sono disseminate alcune cappelle, più o meno grandi a seconda dei luoghi, ornate con affreschi e statue. Rappresentano scene religiose, la vita di un santo o quella di Gesù, oppure i misteri del Rosario o le stazioni della Via Crucis. Chiaro è lo scopo, cioè quello di insegnare al popolo, pio ma mediamente ignorante. Non è infatti un caso che la tradizione del Sacro Monte sia originato nel periodo della Controriforma, quando la Chiesa avvertì in maniera pressante la necessità di erudire i fedeli. Si dice che il più antico sia quello di Varallo Sesia. Certo ne esistono versioni precedenti, ma di sicuro esso assurse a prototipo per molti di quelli poi inseriti nell’elenco UNESCO.
E, d’altra parte, non serve conoscere bene la storia, avere un particolare intento religioso o interessarsi di arte barocca per lasciarsi ammaliare. Qualche pre-conoscenza aiuta, ma è sufficiente salire i 2 kilometri che vanno dalla prima cappella al Santuario per innamorarsi del Sacro Monte di Varese. C’è chi si sofferma ad osservare ogni cappella e chi tira dritto e si accontenta di una passeggiata nel verde; sta di fatto che il Sacro Monte non delude mai. Merito del francescano Giovan Battista Aguggiari, che ebbe l’idea e recuperò i finanziamenti (prometto di raccontarvi come in un’altra puntata). E merito del varesino Giuseppe Bernascone, l’architetto che progettò tutto il complesso, strada inclusa. Lavoro mirabile il suo, visto che riuscì a conciliare esigenze e forme.
Volete qualche esempio? Partiamo dalla geografia: le cappelle sono disposte in maniera tale che le si possa ammirare già da una certa distanza perché sono poderose ed eleganti al tempo stesso. Se poi ci si avvicina, ecco la sorpresa: tutte offrono un panorama suggestivo sulla regione circostante. Si vedono i laghi, le Alpi e le Prealpi, la pianura Padana e i borghi del Varesotto. La vista consentiva e consente ai pellegrini di riprendere fiato e rinfrancare lo spirito. Ogni edicola è unica, ma legata alle altre da un dialogo silenzioso fatto di dettagli. Ci sono elementi che ritornano, come le litanie del Rosario, ma sono sempre declinati con estro e intelligenza.
Non solo: come dicevo, il Sacro Monte di Varese si vede da lontano, arroccato com’è su uno sperone di roccia. Sembra quasi di scorgere una fortezza, che poi si dispiega, si apre come le pagine di un libro illustrato. La severità che si coglie in lontananza si stempera nella salita. E più la fatica aumenta (perché un paio di salite sono notevoli!) e più lo sguardo si allarga ad abbracciare l’orizzonte. Invero, è un abbraccio reciproco perché è il percorso stesso che invita a proseguire e a lasciarsi avviluppare. Finché non si raggiunge la vetta, con l’antico Santuario e il piccolo borgo. E lì ricomincia la magia, alla scoperta di un luogo appartato eppure bellissimo.
C’è un rimando continuo fra arte, architettura e natura, fra terra e cielo, fra ciò che è piccolo e ciò che è grandioso. Le fontane zampillanti poste a ristoro dei viandanti creano una colonna sonora delicata, mentre i grandi archi che scandiscono i misteri del Rosario incalzano e danno ritmo. E’ impossibile elencare tutte le trovate, le invenzioni, i dettagli che hanno permesso a questo Sacro Monte di continuare ad affascinare chiunque vi si accosti. Ogni scultura cela una storia, ogni dipinto è una quinta teatrale.
Camminare sulle pietre della strada del Sacro Monte è emozione che si rinnova. E’ commovente ammirare il lavoro e la tenacia di chi, gratuitamente, mise a disposizione la sua abilità per costruire un’opera sì grandiosa. Ed è speciale notare come lassù il ritmo, soprattutto quello interiore, diventi regolare ma dilatato. La città è lontanissima seppur vicina, tutto può essere dimenticato almeno per qualche istante. Ora come allora, il Sacro Monte di Varese è un’oasi, un punto di arrivo che diventa punto di inizio, un mondo a parte, lontano eppure così vicino.
Non si può spiegare: il Sacro Monte, almeno per chi è di Varese, è amore.