Che cosa ha a che fare Riccardo Cuor di Leone, prode re inglese, con la fortezza di Dürnstein, sulle rive del Danubio? Ce lo spiega una bella leggenda.
Auguro a tutti di visitare la regione della Wachau, a poca distanza da Vienna. Lì il Danubio scorre placido e le sue rive offrono un susseguirsi di vigneti e frutteti, piccoli villaggi ordinati e poderosi edifici (per fortezze o conventi che siano). Essenzialmente ci sono due modi per godere della regione. I più pigri possono affidarsi alla navigazione fluviale, i più sportivi possono pedalare lungo la pista ciclabile che costeggia il fiume più lungo d’Europa. In un caso come nell’altro, una sosta a Dürnstein è quasi obbligatoria, se non altro per farsi raccontare la leggenda di Riccardo Cuor di Leone. Il luogo è molto ameno, la fortezza offre un bel panorama, ma il re inglese non si trovava là in villeggiatura. Al contrario, era stato fatto prigioniero da Leopoldo d’Austria e la sua liberazione avvenne grazie ad un avveduto e fedele menestrello.
Ma procediamo con ordine. Com’è possibile che il grande Riccardo Cuor di Leone, campione della Cristianità, fosse tenuto prigioniero? E non dal Sultano in Terra Santa, ma dal cattolicissimo Arciduca d’Austria? Semplice: avevano litigato durante la Crociata. E, in effetti, mentre assedi la città di Acri per strapparla dalle mani del sultano, che cosa c’è di meglio di un civile scambio di opinioni culminato con la distruzione del vessillo austriaco da parte del re inglese? Un fatto molto grave per Leopoldo, che alla prima occasione non mancò di vendicarsi. Mi perdonerete se il mio racconto dell’assedio di San Giovanni d’Acri è un po’ frettoloso, ma non è questo che oggi mi interessa. In ogni caso, la dotta Wikipedia può placare la vostra sete di sapere.
Torniamo a noi. La Crociata, la terza per la precisione, terminò con un accordo fra il Saladino e Riccardo Cuor di Leone: il primo manteneva il controllo su Gerusalemme, concedendo ai Cristiani la possibilità di raggiungere e visitare la città. Un buon compromesso, insomma. Valido, sia detto per inciso, per tre anni, tre mesi, tre giorni e tre ore. Leopoldo non aveva assistito alla fine dei combattimenti perché era già ritornato in Europa. Poco male, visto che il leader riconosciuto era Riccardo. Solo che anche il Cuor di Leone, finita la missione, doveva tornare a casa. E, per farlo, ebbe la poco felice idea di passare per l’Austria. Terra amica, in teoria. In pratica no, visto lo sgarbo subito da Leopoldo. Per la cronaca, Riccardo si trovò nella zona di Vienna qualche giorno prima di Natale. Ma, invece di ricevere un regalo, fu catturato dalle truppe dell’arciduca e imprigionato nella fortezza di Dürnstein.
Naturalmente, la notizia fece scalpore in Europa e gli inglesi, pur di avere indietro il loro amato re, erano pronti a pagare un riscatto. C’era solo un piccolo problema (o così almeno vuole la tradizione): nessuno sapeva dove Riccardo fosse trattenuto. Ma spesso la necessità aguzza l’ingegno e fu così che il menestrello preferito del Cuor di Leone partì alla ricerca del sovrano. Andò di castello in castello cantando un’aria nota solo a lui e al suo padrone. E, giunto sulle rive del Danubio, finalmente udì la voce di Riccardo intonare la seconda strofa della composizione. A quanto sembra, grazie a questo stratagemma, il re poté essere riscattato e gli fu dunque possibile fare rientro in patria.
Con ogni probabilità si tratta di una leggenda, benché si tramandi ancora il nome del menestrello. Si chiamava Blondel e veniva da Reims; effettivamente fu un importante trovatore, ma non v’è evidenza del suo viaggio fino a Dürnstein. Però, navigando sul Danubio, quando la fortezza appare dietro all’ansa, è bello pensare che furono l’arte e il buon cuore di un menestrello a salvare un grande sovrano.