Vista l’Italia suddivisa a zone, con I Prossimi Viaggi sto immaginando una to-do list per il futuro, quando potremo tornare a viaggiare. Sempre rispettando il principio che non è necessario andare chissà quanto lontani per trovare la bellezza.
Questa settimana, prendendo un po’ di coraggio, ho deciso di raccontare di una delle chiese più belle di Milano, ovvero San Maurizio al Monastero Maggiore. Non è la mia preferita, ma è sicuramente molto in alto nelle mie preferenze. Non solo e non tanto perché vanta il soprannome di “Cappella Sistina di Lombardia”, ma soprattutto perché trovo che sia strabiliante. Gli affreschi, in gran parte di Bernardino Luini e dei suoi figli, sono da perderci la testa e la sensazione che si prova entrando è difficilmente esprimibile a parole. Si è circondati dai colori, dalle storie, dal genio artistico.
La chiesa di San Maurizio è sicuramente molto antica, così come il monastero che un tempo era abitato da monache benedettine. La versione che noi vediamo risale ai primi del Cinquecento e porta ancora tracce inequivocabili della clausura che dovevano rispettare le suore. Il tramezzo, elemento di cui avevo già parlato raccontando di Gaudenzio Ferrari a Varallo, è qui una potente quinta teatrale che spezza due mondi che si riuniscono solo in virtù delle delicate figure che si ritrovano tanto su un lato quanto sull’altro.
San Maurizio cela tante curiosità che il breve spazio della rubrica non mi ha dato nemmeno modo di citare. Quindi spero di riuscire a scriverne presto. Per intanto potete avere un assaggio con la registrazione della puntata, che trovate proprio qui:
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