Il cimitero di Picpus, nel XII arrondissement, non è probabilmente il più famoso e visitato di Parigi. Ma se amate la storia e se volete visitare un luogo davvero inatteso, Picpus è una meta da non perdere.
Oggi voglio raccontarvi di un luogo veramente insolito, una di quelle mete in cui avrei potuto ‘trascinare’ solamente la mia paziente compagna di viaggio Daniela. Oggi vi parlo del cimitero di Picpus. Immaginatevi un freddo pomeriggio di fine novembre, una Parigi semi deserta causa ondata epidemica di COVID-19 e l’unico (credo) cimitero privato di Parigi. Qui sono sepolti molti degli sfortunati che hanno perso la testa sulla ghigliottina durante la Rivoluzione francese e i loro discendenti.
I cimiteri famosi a Parigi non mancano di certo, alcuni sono vere e proprie istituzioni (anche turistiche) della città. Pensate al Père-Lachaise o al cimitero di Montparnasse. Non si tratta solo di luoghi di eterno riposo ma anche di miniere di curiosità storiche e culturali. Inoltre, se ci pensate bene, possono anche essere un’ottima cartina di tornasole per comprendere come una società si rapporti con la propria storia e con i propri ‘antenati’. Ci sono cimiteri monumentali, cimiteri che sono come giardini dove prendersi un attimo di riposo o di meditazione, cimiteri quasi abbandonati… Tutti, però, tutti hanno qualcosa da raccontare.
Se siete già stati a salutare Jim Morrison e Oscar Wilde, ma anche Jean-Paul Sartre e Dalida, prendete in considerazione questo piccolo cimitero nel XII arrondissement. È vero, difficilmente ci capiterete per caso ma, in realtà, il 35, rue de Picpus non è lontano da place de la Nation, dove nel 1794, nel pieno periodo del Terrore, fu eretta la ghigliottina (la piazza anticamente si chiamava piazza del Trono ma in quel periodo fu ribattezzata “piazza del trono rovesciato”). Basterà quindi una piccola deviazione per arrivare davanti al portone azzurro del cimitero. Suonate il campanello ed entrate in questo estemporaneo angolo di città.
Una delle pagine più sanguinose della storia parigina
Questo luogo, creato nel 1640, in origine fa parte del convento delle Canonichesse di Sant’Agostino, scacciate da qui nel 1792, in piena Rivoluzione. Terreno e convento diventano proprietà cittadina nel giugno 1794, così come la cappella di Notre-Dame-de-la-Paix de Picpus, che si trova all’entrata. La vicinanza alla piazza del “trono rovesciato” qualifica da subito questo terreno come adatto ad ospitare i corpi dei ghigliottinati. E, di spazio, sembra esserci un enorme bisogno: si parla di 55 persone al giorno.
Tra il 14 giugno e il 27 luglio 1794 il Terrore giustizia circa 1300 persone, tra i 14 e i 90 anni. Qui, ai bordi del giardino, si scava una fossa comune nella quale vengono gettati i corpi decapitati, nobili, suore, mercanti, soldati, operai e albergatori. La Rivoluzione rende le sue vittime tutte uguali. Una seconda fossa si rende presto necessaria. Lo scavo di una terza fossa é stato rinvenuto nel 1929, fortunatamente inutilizzato.
La mia vi sembra una macabra curiosità? Può essere, ma ho sempre pensato che, per conoscere le luci e le ombre della Rivoluzione francese, sia necessario anche rendersi conto della cieca violenza che questo periodo della storia ha prodotto. Nessuno si è potuto sottrarre alla furia della Storia. Né aristocratici né popolani. Neppure le 16 suore carmelitane (tra i 29 e i 78 anni) del convento di Compiègne, giustiziate per “macchinazioni contro la Repubblica”, le cosiddette “martiri di Compiègne”, sepolte qui e beatificate nel 1906.
Un luogo nato per onorare le vittime della Rivoluzione
Nel 1796, la principessa Amélie de Salm-Kyrbourg compra in segreto il terreno, in memoria di suo fratello e del suo amante (primo marito di Joséphine de Beauharnais!), tutti e due ghigliottinati. Qualche anno più tardi, alcune famiglie nobili si consociano per comprare un altro pezzo di terreno per ampliare il cimitero. Nasce il Comitato della Società di Picpus: i discendenti di coloro che sono stati gettati nelle fosse comuni, potranno essere seppelliti qui. E questo è probabilmente ciò che rende veramente singolare questo sito. Credevo di ritrovarmi in un luogo di sola memoria storica. Al contrario, mi sono imbattuta in uno di quei posti in cui la storia di questa città si mescola, senza soluzione di continuità, con la contemporaneità. Si commemorano ugualmente le vittime della ghigliottina, coloro che non sono tornati dai campi di concentramento e i morti della prima ondata epidemica del 2020.
Le curiosità non sono finite…
Nonostante il vento gelido che ci accompagna per tutta la visita, perlustriamo il cimitero in lungo e in largo. A colpire immediatamente la mia attenzione è una tomba su cui sventola una grande bandiera americana. Si tratta della tomba del marchese di La Fayette, eroe della Rivoluzione americana e di quella francese. Ogni 4 luglio, in occasione dei festeggiamenti dell’indipendenza americana, una delegazione dell’ambasciata degli Stati Uniti viene a rendergli omaggio. Ancora oggi. Egli è sepolto a fianco di sua moglie mentre una delle quattro sorelle, la madre Henriette d’Aguesseau e la sua nonna paterna, Catherine de Cossé-Brissac figurano tra coloro che furono decapitati e gettati nelle fosse comuni.
Tra i defunti celebri, però, figurano qui anche Alexandre de Beauharnais, primo marito di Joséphine, futura imperatrice e moglie di Napoleone e il padre della chimica moderna, Antoine-Laurent de Lavoisier. La Rivoluzione odiava (come me) la chimica? In realtà, Lavoisier era stato fin dal 1769 un fermier général, cioè un esattore, in appalto, di vari tipi di tasse. Nello svolgere tale compito, aveva cercato di introdurre riforme nel sistema fiscale francese e aveva contribuito all’introduzione del sistema metrico decimale per garantire l’uniformità di pesi e misure in tutta la Francia.
Purtroppo, alla fine del 1793 il governo rivoluzionario decreta l’arresto per tutti i dirigenti della Ferme générale. Lavoisier, confidando nella sua popolarità e non avendo nulla da nascondere, si presenta spontaneamente al magistrato e si affida alla giustizia, unico tra i suoi 28 colleghi a non essere fuggito all’estero. E’ impietosamente accusato di tradimento. Scienziato fino all’ultimo, sembra abbia chiesto a un suo domestico di verificare se la morte sulla ghigliottina fosse istantanea o no. Leggenda vuole che il domestico abbia rilevato l’ultimo battito di ciglia del padrone quindici secondi dopo la decapitazione.
Prima di andare
Prima di uscire, date un’occhiata anche alla cappella che avete superato entrando. Si tratta di un edificio molto semplice. La piccola scultura di Notre Dame de la Paix, al suo interno, risale al XV secolo. E’ ancora celebre per aver guarito, tra gli altri, Luigi XIV da una grave malattia. Per ultima cosa, fermatevi a leggere la piccola guida che avete ricevuto all’ingresso. Fate caso a questa frase: «Per desiderio dei fondatori qui si prega […] non solo per le vittime ma anche per i loro carnefici, vittime essi stessi di una delle prime manifestazioni di totalitarismo nemico della dignità dell’uomo. Picpus è anche un luogo di meditazione e di perdono per gli eccessi degli uomini sviati dalle ideologie materialiste e, con la partecipazione della Congregazione delle Suore, un legame d’amore tra gli uomini e di speranza nel futuro».