Il berretto frigio, ovvero storia di uno dei cappelli più famosi d’Europa.
Può un berretto essere la mascotte dei giochi olimpici di Parigi 2024? Certo che può! Il berretto frigio non è certo solo un cappello rosso, è molto di più! Siete poco convinti e non ne avete mai sentito parlare? Non vi preoccupate: l’appassionata di Rivoluzione francese che è in me, non vede l’ora di raccontarvi la storia dei Phryges.
Una storia che viene da lontano
Il nostro racconto non inizia in Francia, ma in Medio Oriente. Il nostro bonnet ricorda infatti il copricapo tradizionalmente indossato dai Frigi, un antico popolo indo-europeo che abitava l’Anatolia nell’antichità. In realtà, c’è chi dice che le sue origini siano ancora più lontane: Tracia, Caucaso, Samarcanda… Ovunque sia effettivamente nato, il berretto dalla punta ripiegata in avanti, arriva a Roma con i prigionieri delle guerre romane in Oriente e con i sacerdoti del culto di Mitra. A Roma diventa presto un simbolo noto e importante: il pileus (il suo nome in latino) è il cappello che viene donato ai liberti, gli schiavi liberati, nel momento del loro affrancamento. Un vero e proprio simbolo di libertà.
Cominciate a capire perché non è un copricapo qualunque? Alla morte di Giulio Cesare, considerato dai suoi detrattori dittatore liberticida, compare una moneta che raffigura un pileus affiancato da due pugnali. Ormai il nostro berretto è anche simbolo di lotta politica a sostegno della Repubblica.
In Francia prima della Rivoluzione
Mitra, Paride, i Re Magi nei mosaici di Sant’Apollinare a Ravenna… il nostro berretto compare sulla testa dei più svariati personaggi. E in Francia? Enrico III, quarto figlio della regina Caterina de’ Medici, lo inserisce nel suo stemma insieme a due pugnali incrociati. Ma, soprattutto, nel 1675 il berretto rosso diventa simbolo di una rivolta popolare bretone contro l’ingiustificato aumento delle tasse: la Révolte des Bonnets Rouges, la rivolta dei berretti rossi.
Il “berretto della libertà”: berretto rosso o frigio?
I rivoluzionari francesi, dopo il 1789, hanno bisogno di simboli immediatamente visibili per raccontare ciò che stanno facendo e come vogliono cambiare il mondo. Vogliono “vestire la libertà”. Abbandonano le parrucche e l’abbigliamento dell’Ancien Régime e adottano il berretto frigio. Come novelli schiavi liberati dalla tirannia. È anche un modo per ricordare le prime truppe arrivate da Marsiglia a Parigi in sostegno dei rivoluzionari: battaglioni composti da ex condannati alla pena delle galere di Tolone (navi su cui dovevano remare come forzati).
Nel 1792, un reggimento che si è ribellato ai propri ufficiali, viene graziato dall’Assemblea legislativa e torna unito e trionfante a Parigi. Tutti i soldati indossano il berretto frigio che, a questo punto, è definitivamente considerato emblema della Repubblica. Per questo, il 20 giugno 1792, quando il popolo irrompe alle Tuileries, costringe il re Luigi XVI a indossare il copricapo rosso e a brindare alla Rivoluzione. Il nostro bonnet a questo punto è oggetto di vera moda: lo si indossa, lo si disegna sugli stemmi, sulle carrozze…
Ormai è davvero considerato simbolo nazionale, anche se il suo utilizzo non viene stabilito per legge. È una “corona civica”, il copricapo perfetto del “francese rinnovato”. Deve essere necessariamente rosso? Inizialmente no, ma il rosso è il colore più vistoso, quello della fiamma, della vita; quale altro colore potrebbe essere più adatto per questo “sacro segno”? Poco importa che Robespierre non lo apprezzi, preferendogli la coccarda tricolore.
Il copricapo ufficiale della Convenzione!
Il 22 settembre 1792, la terza sessione della Convenzione, decreta che “tutti gli atti pubblici saranno datati a partire dal primo anno della Repubblica. Il sigillo dello Stato porterà come motto queste parole: Repubblica di Francia. Il sigillo nazionale rappresenta una donna seduta su un fascio di armi, tiene in mano una picca sormontata dal bonnet de la liberté”. Cominciate a capire quanto è importante questo berretto? È un vero e proprio emblema di civismo e libertà. Tutti devono portarlo! (Anche se le donne, ne sono, per fortuna, dispensate).
Tutto cambia, soprattutto la moda…
Gli anni del Terrore in Francia sono particolarmente duri e quando terminano, il desiderio di tutti coloro che sono scampati alla ghigliottina è dimenticare il più in fretta possibile. Chi ne fa le spese per primo? Il nostro berretto frigio! Si cerca di farlo letteralmente scomparire. L’impresa non si rivela così semplice, nonostante l’impegno profuso da Napoleone allo scopo. Il phryge ha alterne fortune: torna ad essere indossato durante le rivoluzioni del 1830 e del 1848, ma senza la diffusione di un tempo. Nonostante la moda non lo imponga più, il simbolo è rimasto e rimane: sigilli, stemmi, bandiere e, naturalmente, sulla testa della Marianne, figura allegorica della Repubblica francese.
Il berretto frigio nel mondo
Il nostro frigio non si è fermato in Francia. Insieme agli ideali rivoluzionari è andato in giro per il mondo. È arrivato negli Stati Uniti, dove è diventato simbolo di libertà già durante la Guerra di Indipendenza. È addirittura presente sulla bandiera dello Stato di New York. È diventato molto popolare anche in America Latina: in Brasile, in Paraguay, in Colombia, ad Haiti…
C’è un ultimo posto in cui il nostro berretto ha avuto successo e scommetto che lo ‘conoscete’ anche se non ci avete mai fatto caso: il villaggio dei puffi! Osservate il cappello degli omini blu: non è altro che un frigio! Il Grande Puffo lo ha pure rosso. No, non ho mangiato delle puf-bacche tossiche! Pensateci: chi potrebbe rappresentare meglio l’idea di libertà che un popolo di creature che vivono in armonia con la natura in un villaggio fatto di funghi?
Les Phryges
Ora che conoscete benissimo il berretto frigio siete pronti a incontrare anche la tribù dei Phryges, i berretti antropomorfi che fanno da mascotte alle Olimpiadi 2024. Sono “venuti” per aiutare i francesi a compiere la loro rivoluzione sportiva. Vogliono dimostrare che lo sport può cambiare molte cose e che merita un posto di rilievo nella società. Sostengono che in loro compagnia non ci si annoi mai perché sono dei gran curiosi (potevano non piacere alla guida curiosa?). Amano scoprire nuovi sport e fare inedite esperienze. Pronti a fare la loro conoscenza? Allez, on y va!
2 commenti
Complimenti vivissimi per la tua stupenda spiegazione dei berretti frigi e della loro diffusione.
Sempre molto interessante leggere le vostre storie! Grazie
Grazie a te per essere un’assidua frequentatrice del blog.