A Passy: una merenda davanti alla Tour Eiffel e un caffè con Balzac.
La maggior parte dei turisti che a Parigi prende la linea 6, direzione Étoile, lo fa per andare a vedere la Tour Eiffel; voi però proseguite la corsa e scendete alla stazione di Passy. Vi ritroverete in un quartiere poco turistico ma tutto da scoprire. Come molte altre zone periferiche, Passy è stato a lungo un villaggio autonomo, abitato fino dal Medio Evo. I contadini avevano tutto il vantaggio a risiedervi per non pagare le tasse cittadine. Già in epoca moderna, il quartiere diventa un mélange di abitazioni popolari e palazzi di lusso: la zona è salubre e tranquilla. Solo nel 1860 diventerà un vero e proprio quartiere parigino.
Nel 1840, quando Honoré de Balzac, autore della Commedia umana, si stabilisce al 47 rue Raynouard, Passy è ancora un defilato angolo di campagna. Perché venire a vivere qui, in una villetta senza particolari pretese? Balzac, all’epoca del trasferimento, era uno degli scrittori più amati del suo tempo ma era pieno di debiti e ricercato dalla giustizia! Nascondersi in campagna, sotto falso nome, sembra essere l’unica soluzione per evitare l’arresto. Persino i pochi amici ammessi in questo rifugio hanno bisogno di una parola d’ordine per varcare il cancello. La casa ha anche un’uscita ‘segreta’ che permette di defilarsi attraverso il giardino senza essere visti dalla strada principale. Balzac abiterà queste poche stanze solo per sette anni, prima di essere sfrattato.
Per quale motivo dovreste venire a vedere questo piccolo museo? Per i memorabilia dell’autore? Per le opere di Picasso e Giacometti a lui ispirate? Perché è gratuito? Anche. Io, però, ve lo consiglio perché questo angolo parigino è un vero e proprio tuffo nel passato. Sono pochi i luoghi in città dove possiamo farci un’idea altrettanto precisa di come si dovesse presentare Parigi a metà ‘800. Palazzi eleganti e abitazioni modeste, stradine di campagna lastricate di pietra e viali moderni. Se tutto questo non dovesse bastarvi, vi offro altre due buone ragioni: dal giardino si gode di una vista privilegiata sulla Tour Eiffel, inoltre il museo dispone di una piccola ma piacevolissima caffetteria. Nelle belle giornate, potete approfittare di sdraio, tavoli e wi-fi. Un buon posto anche per lavorare all’aperto o per leggere un libro in tranquillità.
Se, finita la visita, vorrete continuare l’esplorazione del quartiere, non rimarrete delusi ma se deciderete di tornare sui vostri passi, attraversate il ponte di Bir-Hakeim a piedi, cercando la statua della Libertà (a Parigi ce ne sono cinque). Poi, arrivati dall’altra parte, prima di andare dalla Dama di ferro, passate per la square des Martyrs Juifs du Velodrome d’Hiver, sul Quai de Grenelle. Un piccolo giardino che ricorda i tanti bambini ebrei che furono rastrellati e deportati nel luglio 1942 e che vivevano proprio a Passy. Anche la memoria è un buon modo per conoscere il quartiere.