Il 2024 sta finendo, io e Daniela volevamo augurarvi una buona conclusione ma soprattutto un buon inizio. Naturalmente a modo nostro: con una storia curiosa! Pensa e ripensa, abbiamo scelto di raccontarvi la storia dei maialini di marzapane!
Dolci a forma di animale? Per me, no grazie!
Ridete pure di me, ma io da bambina non riuscivo assolutamente a mangiare dolci a forma di animale. Conigli di cioccolata, ochette e galline pasquali rimanevano rigorosamente interi nella dispensa di casa! Peccato che, abituati alle tradizioni svizzere, i miei nonni e bisnonni me li regalassero costantemente. Stessa cosa succedeva con i maialini di marzapane di inizio anno! Voi li avete mai ricevuti? Oggi cominciano a comparire anche in Italia ma, in effetti, sono una tradizione tipicamente elvetica e tedesca.
Ma perché il maialino porta fortuna?
La domanda si impone: perché scegliere un roseo porcello per augurare la buona sorte al prossimo all’inizio del nuovo anno? La spiegazione, se ci pensate, è banale: il maiale richiama ‘grasso’ e quindi, per una società contadina, ricchezza.
Lo storico Michel Pastoreau ha dedicato un intero saggio alle simbologie che questo animale ha assunto nella storia e ci fa notare che a ben vedere “il maiale ha sempre intrattenuto stretti rapporti col denaro: simbolo di prosperità, scelto a volte come amuleto o immagine monetaria nell’antica Roma, in Inghilterra dà le proprie sembianze ai primi salvadanai a forma di animale fin dalla seconda metà del XVIII secolo”. Chi possiede un maiale non sarà mai povero: almeno così si diceva.
In realtà, nel Medioevo, i suini non erano particolarmente apprezzati come animali da fattoria: c’era chi li allevava, ma la maggior parte dei maiali viveva nei boschi, nutrendosi di faggine e ghiande. Chi li allevava doveva tenere conto degli altissimi costi di mantenimento dati dalla grande quantità di mangime necessario al loro sostentamento. Un magro affare dunque. I maiali, invece, erano fondamentali sulle navi che solcavano i mari: il loro olfatto era fondamentale per i marinai. Nessuno come un maiale era capace di ‘sentire’ l’approssimarsi della terra ferma.
La Cochonnerie di Vauban
Nel 1700 le cose cambiano. L’arrivo delle patate salva l’alimentazione degli uomini europei ma anche dei loro maiali! I rosei animali ne sono ghiotti e le patate sono facili da coltivare: un piccolo campo di patate basta per sfamare senza troppi sforzi un buon numero di porci. Ben presto anche le famiglie contadine meno abbienti prendono l’abitudine di tenere in cortile almeno un paio di maiali da far figliare e poi macellare alla bisogna. Un maiale come investimento per il futuro. Una scrofa prolifica che mette al mondo tanti porcellini, facilmente smerciabili sul mercato, diventa una ragionevole fonte di investimento.
A inizio ‘700, inoltre, una curiosa pubblicazione, a cura di Sébastien Le Prestre, ingegnere militare vissuto ai tempi del Re Sole e successivamente divenuto marchese di Vauban, riscuote un certo successo. Parliamo del trattato del 1707, intitolato La Cochhonnerie. Qui monsieur Vauban cerca di sensibilizzare i contadini circa l’opportunità di investire sull’allevamento suino. Stime di crescita e possibilità di arricchimento sono illustrate con precisione e convinzione!
Divenuto ingegnere, ma proveniendo da una semplice famiglia di campagna, monsieur Vauban vede in questa tipologia di allevamento un modo concreto per dare alla popolazione contadina un “piano B” per fronteggiare le temibili e frequenti carestie. Vauban, con un eccesso di zelo tipicamente illuministico, offre anche una ‘comoda’ proiezione matematica per determinare il numero di discendenti che una scrofa ben sfruttata avrebbe potuto mettere al mondo nell’arco di dieci generazioni. In undici anni, secondo i calcoli di Vauban, a partire da una singola scrofa ben alimentata e regolarmente fatta figliare, si sarebbero potuti ottenere l’esorbitante cifra di 1.072.479 maiali.
Vi sembra una ‘follia’? In un certo senso, lo è. Almeno per una normale famiglia contadina di inizio Settecento, per la quale gli imprevisti erano dietro l’angolo. Eppure, da quel momento in poi, la sorprendente fecondità della scrofa (del resto, già nota fin dai tempi di Aristotele) diventa proverbiale, contribuendo a fare del maiale un simbolo di ricchezza e di abbondanza.
Porcellini e denaro
“L’associazione fra il maiale e i soldi permane ai nostri giorni”, commenta ancora Pastoreau: ancora oggi il classico salvadanaio ha la forma del maiale. Persino le banche spesso ne utilizzano l’immagine per promuovere il risparmio e gli investimenti finanziari. A questo punto non stupisce certo che in molte tradizioni “l’idea del maiale portafortuna si [sia] manutenuta sotto forma di dolci o dolcetti”, come quelli che appunto vengono consumati in Germania e Svizzera nel giorno di Capodanno. Ripensandoci, anche i miei maialini di marzapane tenevano sempre in bocca anche un centesimo!
A questo punto, a voi la scelta della tradizione che volete seguire: lenticchie, 12 acini di uva, melagrana o maialini di marzapane, a mezzanotte, mi raccomando, fate scorta di buona sorte!