A Vienna la Karlskirche offre un’opportunità rara: salire con un ascensore all’altezza della cupola, per ammirare da vicino i preziosi affreschi barocchi. La Gloria di San Carlo è un’estasi per gli occhi.
Non capita spesso, ma qualche volta, e con una buona dose di fortuna, si riesce ad ammirare i monumenti da prospettive insolite. Prendete gli affreschi dipinti sulle volte delle chiese: bellissimi sicuramente, ma talmente lontani rispetto ai nostri occhi che diventa impossibile godere di ogni singolo particolare. E’ vero che le decorazioni pittoriche furono concepite per essere viste da una determinata distanza e di certo non possiamo supporre che in passato gli uomini vedessero meglio di noi (era forse il contrario); trovo comunque molto affascinante potersi avvicinare il più possibile, per ammirare i dettagli e anche per capire la difficoltà tecnica e materiale richiesta da una simile impresa artistica.
Non capita spesso, dicevo, e il più delle volte succede perché, per qualche fortuita coincidenza, si incontra colui o colei che apre una porta di solito inaccessibile, mostra un corridoio nascosto, acconsente a far salire scale vietate al pubblico. In realtà, però, ci sono anche chiese dove, per periodi più o meno lunghi, magari all’indomani di importanti lavori di restauro, ai visitatori è permesso salire sui ponteggi per guardare tutto da un altro punto di vista. E’ successo anni fa nella cattedrale di Parma e, più recentemente, al santuario di Vicoforte (CN).
Se però vi capitasse di andare a Vienna, sappiate che la Karlskirche è dotata di un ascensore panoramico che in pochi secondi raggiunge una piattaforma montata proprio sotto la cupola, a oltre 32 metri d’altezza. Non posso dire che si tratti di un bell’intervento perché la chiesa progettata dal celebre Johann Bernhard Fischer von Erlach per l’imperatore Carlo VI soffre non poco l’ingombrante presenza di montacarichi e ponteggi, collocati senza troppi problemi proprio al centro dell’aula circolare.
D’altra parte, quel che si vede da lassù è uno spettacolo. A parte la curiosissima prospettiva, letteralmente a volo d’angelo, i 1250 mq della volta affrescata da Johannes Michael Rottmayr sono impossibili da descrivere. La gloria di san Carlo, rappresentato con i suoi tipici attributi iconografici, si compie all’interno di un cielo ingombro di figure svolazzanti, graziose nuvolette e continui rimandi di significato. Splendido è Martin Lutero, idealmente uno dei grandi nemici del Santo milanese, ritratto come un vecchio corrucciato cui un angelo sta bruciando un libro. Al suo fianco il diavolo, la falsità e l’eresia. Il messaggio doveva arrivare forte e chiaro, visto che la cattolica Vienna aveva più di un problema con la nascente Chiesa luterana.
Non meno evocativo è il Santo di casa Borromeo che si presenta a Dio Padre accompagnato da Maria e sospinto da robusti putti. E’ rappresentato in preghiera, mentre invoca la fine della pestilenza. E, se all’ingresso della Karlskirche un angelo minaccioso mostra la spada sguainata, qui l’angelo ripone l’arma nel fodero, proprio a voler indicare la fine della terribile piaga.
C’è poi la delicata rappresentazione delle Virtù teologali a rendere ancora più preziosa la volta della Karlskirche. La Carità, intenta ad allattare, è affiancata da un angelo che dispensa monete ai bisognosi. La Fede mostra con sicurezza la Croce a un angelo che porta la tiara papale (altro chiaro monito contro i protestanti). La Speranza indica il cielo affiancata dalla Giustizia in un tripudio di nuvole leggere.
Sarà stata forse l’altezza, o forse la conturbante bellezza dell’affresco, ma ad un certo punto ho provato un senso di vertigine. E mi sono interrogata sulla incredibile abilità di schiere di pittori, capaci non solamente di lavorare sospesi in aria, ma soprattutto in grado di decorare così grandi formati riuscendo a creare la corretta illusione prospettica per chi guarda dal basso. Sarò naif, ma la mia meraviglia si rinnova ogni volta.