Nonostante le piccole dimensioni, il lago di Bled è ricco di storia, arte e tradizioni. In questo senso, l’unica isola del lago ben rappresenta questo felice connubio. Basta un’ora per innamorarsene e provare ad esaudire qualche desiderio.
Scrivevo tempo fa di quanto sia dolce navigare sul lago di Bled a bordo di una caratteristica pletna. Ebbene, da quelle parti ogni crociera che si rispetti ha una tappa intermedia. Non si può infatti mancare la visita all’unica isola presente sul piccolo lago, che già da una certa distanza è visibile grazie alla sua silhouette inconfondibile. Da lontano appare come una piccola collina sormontata da uno slanciato campanile. E anche da vicino tale impressione non muta di molto.
Una volta sbarcati, ai visitatori spetta una piccola fatica: per raggiungere la chiesa è necessario salire una scalinata piuttosto ripida. I gradini sono 99, ma l’arrampicata è ricompensata dalla bella vista che si gode dalla sommità del colle. Il castello e la cittadina di Bled, le verdi colline, il lago blu e le Alpi innevate meritano uno sforzo. D’altra parte può essere di consolazione sapere che, quando lassù si celebra un matrimonio, la tradizione prevede che lo sposo porti in braccio la sua futura moglie dall’imbarcadero sino al sagrato… Non so se si tratta di una prefigurazione del peso della vita matrimoniale; rimane il fatto che, complice lo scenario suggestivo e romantico, da quelle parti di sposalizi se ne officino parecchi.
Quella della scalinata non è però l’unica tradizione legata all’isola. Infatti, non c’è praticamente visitatore che faccia rientro sulla terraferma senza aver suonato vigorosamente la campana posta sulla sommità della torre. Solo così, dice la leggenda, si possono avverare i desideri.
La storia narra che un tempo, nel castello che ancora oggi si trova a picco sul lago, vivesse una ricca vedova di nome Polissena. Inconsolabile per la perdita del marito, ucciso dai briganti e gettato nel lago, per ricordarlo decise un giorno di far produrre una campana da destinare alla chiesetta dell’isola. La donna non doveva proprio essere fortunata, visto che, a causa di una tempesta, l’imbarcazione su cui la campana veniva trasportata fece naufragio. Il dono fu perso e l’equipaggio non fece ritorno, ma a lungo, dal fondo del lago, si udirono provenire dei mesti rintocchi. Alla morte di Polissena, il papa in persona decise di omaggiare la chiesa con una campana.
A dire il vero i miei desideri non si sono (ancora) avverati, ma posso ben immaginare che, dato il continuo scampanio che si ode da quelle parti, la lista di attesa per portare a compimento il sortilegio sia piuttosto lunga.
Curiosa è anche la leggenda che racconta della formazione del lago stesso. Pare che un tempo vi fosse solo una piccola altura sulla quale era già una cappella. La regione era abitata da pastori che volentieri portavano le loro greggi a pascolare nei pressi dell’edificio sacro, senza curarsi del fatto che le pecore spesso addirittura vi entrassero. Invano la Vergine apparì a più riprese ai pastori, chiedendo loro la costruzione di una staccionata, dunque alla fine Maria si risolse per una soluzione alternativa e radicale: inondò la valle, in modo che la chiesa venisse protetta non da un recinto ma dall’acqua.
Leggende a parte, la chiesa, dedicata alla Nascita di Maria, merita una visita. Il candido esterno barocco è quasi uno scrigno che custodisce pregiate pitture di epoca gotica e il prezioso altar maggiore risalente al XV sec. al cui centro campeggia una bella statua raffigurante la Vergine.
Da non perdere, poi, è l’attiguo negozio/bar, dove si trovano begli oggetti di artigianato locale e dove si può assaggiare uno dei dolci tradizionali della Slovenia, la potica. D’altra parte, dopo aver salito i 99 gradini un piccolo peccato di gola ce lo si può anche concedere!
Ringrazio il collega Andrea per la bella fotografia che mi ha regalato.
Per saperne di più: http://www.blejskiotok.si/