Quando la geografia del cuore e la storia di una città coincidono: il Piccolo Teatro di Milano.
Quella di oggi, non è una storia curiosa ma una vera e propria dichiarazione d’amore. Sapete già che Milano rientra a pieno titolo tra le città del mio cuore ma, in effetti, ancora non vi ho raccontato nemmeno uno dei luoghi che l’hanno resa tale. Da dove cominciare? Dopo lunga (in realtà, non troppo) riflessione, ho deciso di cominciare dal Piccolo Teatro.
Un lungo amore per il teatro
Il mio amore per il teatro di prosa è nato proprio qui: in una luminosa domenica pomeriggio di un lontano mese di maggio con il mio primo spettacolo ‘serio’: Arlecchino, servitore di due padroni. Per la me bambina, fu una vera rivelazione, disgraziatamente funestata da un infortunio di Ferruccio Soleri, che mi impedì di vedere l’ultimo atto della commedia! Si sa, però, i veri amori resistono a tutto (o quasi): il mancato finale ha semplicemente amplificato lo stupore per quello strano, magico mondo che è il teatro. Forse vi sembrerà strano ma io, ancora oggi, seduta nella sala di via Rovello, ritrovo puntualmente la stessa fascinazione di allora. Quando le luci si spengono e il sipario si alza, il mondo fuori dalla sala sparisce… e ne compare uno nuovo e meraviglioso.
Tra storia dello spettacolo e storia di Milano
Dunque il Piccolo Teatro di Milano è un luogo magico solo perché lì è nato il mio amore per il teatro? Ovviamente, no. Questa sala, questo stabile sono una parte importante della storia milanese e della storia del teatro italiano.
La seconda guerra mondiale è da poco terminata, in Italia stanno nascendo i primi teatri stabili e pubblici (in contrapposizione alle compagnie private, generalmente itineranti). Il mondo dello spettacolo sente la necessità di rinnovarsi. Il teatro deve diventare servizio pubblico. Paolo Grassi e Giorgio Strehler, incontratisi (così si racconta) nel 1938 alla fermata del tram 6 in corso Buenos Aires, diventano i vigorosi portavoce di questa idea. Grassi espone chiaramente il progetto per un nuovo teatro come servizio pubblico in un articolo pubblicato sull’Avanti il 25 aprile 1946.
La Milano di quegli anni, d’altra parte, sembra essere il posto giusto per questa rivoluzione: è una città in grande fermento, ha vissuto la Resistenza, le rivendicazioni sindacali e sta affrontando la difficile ricostruzione. La città vuole cambiare e raggiungere il resto d’Europa. In tutti i campi, teatro compreso.
In questo contesto, Paolo Grassi e Giorgio Strehler trovano un interlocutore privilegiato nel sindaco, l’avvocato socialista Antonio Greppi. Appassionato di teatro (per un certo periodo, anche autore), il sindaco sostiene con passione la necessità di un rinnovamento anche culturale di Milano.
Naturalmente, in città, ci sono già altri teatri attivi (fra gli altri, il Lirico, il Teatro Nuovo, l’Odeon) ma ogni rivoluzione che si rispetti ha bisogno anche di luoghi e di simboli. Per questo, il 26 gennaio 1947 la Giunta municipale delibera la costituzione del nuovo teatro, con il nome di Piccolo teatro della città di Milano, e gli assegna come sede il Palazzo Carmagnola. Conosciuto anche con il nome di Broletto, il palazzo si trova in via Rovello 2.
Tra il 1937 e il 1945 la struttura ufficialmente ospita le sale ricreative del dopolavoro dei dipendenti del Comune. In quel periodo, però, i sotterranei del palazzo vengono utilizzati anche come sede dei servizi di controspionaggio del regime fascista. A partire dal 1943 e fino al 26 aprile 1945, qui si insedia la temuta Legione Muti, comandata da Francesco Colombo: da luogo di relax, il broletto diventa tristemente famoso come ‘camera’ delle torture. Non è un caso, dunque, che il comune di Milano lo assegni al nascente Piccolo Teatro! Un vero e proprio simbolo di cambiamento.
Il primo teatro stabile italiano
Il primo teatro stabile italiano nasce dunque ufficialmente il 14 maggio 1947, fondato da Giorgio Strehler, Paolo Grassi e sua moglie Nina Venchi Grassi. Ma la domanda che sicuramente vi siete posti fino ad ora è: perché chiamarlo Piccolo Teatro? È presto detto: lo spazio può contare su un palcoscenico di dimensioni ridotte (sei metri di profondità per cinque e mezzo di larghezza) e circa 500 posti a sedere. Il teatro è piccolo anche di fatto, non solo di nome… Inoltre, il nome è anche un omaggio al Teatro Malyj (il teatro piccolo) di Mosca, contrapposto al più famoso Bolscioj (teatro grande).
Il teatro può essere piccolo ma lo spirito di rinnovamento culturale è decisamente grande. Tra i membri della commissione artistica, nominati dalla Giunta del sindaco Greppi, figurano oltre a Grassi e Strehler, anche Mario Apollonio e Virginio Tosi. Qualche anno dopo anche Eugenio Montale parteciperà al progetto. Gli intenti programmatici del Piccolo Teatro vengono dichiarati sul Politecnico di Elio Vittorini.
L’idea che guida il progetto è quella di realizzare un teatro d’arte per tutti. Il repertorio non sarebbe stato composto da testi di semplice evasione. Il teatro non deve solo compiacere il pubblico per guadagnare. Deve essere di più. Il Piccolo vuole essere teatro d’arte. Vuole coniugare il bello, l’arte e una vera e propria progettualità culturale. Deve essere anche un teatro per tutti: i prezzi dei biglietti devono rimanere i più bassi possibile, ci devono essere agevolazioni e incentivi. La cultura non può e non deve essere solo un privilegio!
Completati, a spese del Comune, i lavori di ristrutturazione dello spazio teatrale, il Piccolo Teatro inaugura la sua prima stagione il 14 maggio 1947 con l’Albergo dei poveri di Maksim Gor’kji, regia di Giorgio Strehler, che vi recita anche la parte del ciabattino Alioscia.
Una storia che continua…
Da quella prima stagione, è passato molto tempo. Direttori artistici e registi si sono dati il cambio sul palco, attraverso gli anni e i progetti, ma quello spirito di apertura al mondo non è venuto meno. Anzi, il Piccolo ha imparato a ‘uscire’ dalle sue mura, andando in periferia per incontrare nuovi spettatori e diventando ‘Teatro d’Europa’’. Alla sala Grassi di via Rovello si sono aggiunte altre due sale: il Teatro Studio Melato (spazio sperimentale che ospita anche la scuola di teatro) e il Teatro Strehler (oggi sede principale) che sorge in Largo Greppi. L’offerta è ampia, variegata e pensata davvero per tutti. Dai 3 ai 99 anni…
Fossi in voi, a questo punto, sbircerei il sito del teatro alla ricerca di uno spettacolo di vostro gusto. Se potete, fate come me, cominciate con Arlecchino. Non ve ne pentirete. Vi basti sapere che, anni dopo quello spettacolo bruscamente sospeso, sono tornata in sala tre volte in una stessa settimana per vederlo fino alla fine… E ogni volta si è ripetuta la magia….