Tante volte mi hanno chiesto come ho cominciato a fare la guida turistica. Oggi ve lo racconto. Perché, tutto sommato, la mia storia è un po’ una fiaba.
Partiamo dall’immagine che vedete in questa pagina. E’ la Deposizione del Pontormo, custodita nella chiesa fiorentina di Santa Felicita. Non è certo l’opera più famosa della storia dell’arte italiana, ma la mia avventura è iniziata al suo cospetto. Avevo poco meno di 18 anni, ma me lo ricordo come se fosse successo ieri.
Ero in gita scolastica e, invece di affidarci alla professionalità di una guida turistica, era stato deciso che ogni alunno si sarebbe preparato su alcuni monumenti che avrebbe spiegato ai compagni. Non me ne vogliano le colleghe: chiaro era l’intento dell’operazione, cioè risparmiare qualche soldo (Lira nella fattispecie). D’altra parte, quel compito fu anche un modo per mettersi in gioco e, nel mio caso, per scoprire la mia vocazione.
Ebbene, quella mattina avevamo già visitato Palazzo Pitti, dove mi ero ritrovata a raffazzonare una spiegazione della Madonna della Seggiola di Raffaello, visto che il compagno cui la missione era stata affidata era misteriosamente (e temporaneamente) scomparso. In realtà le insegnanti che ci accompagnavano non si erano nemmeno rese conto della repentina sostituzione, quindi ritengo di aver detto cose quantomeno sensate. La chiesa di Santa Felicita e, soprattutto, il Pontormo, invece, me li ero scelti e preparati. Ero ammaliata da quei corpi sinuosi, da quei colori irreali, da quel declinare un soggetto tanto tragico in un modo così inusuale. Lo ero così tanto da aver parlato abbastanza a lungo e con tale calore da convincere gli uditori ad ascoltarmi. E quando ho taciuto mi è venuta incontro la vice-preside dicendomi: “Hai trovato la tua strada”.
Posso raccontare episodi abbastanza simili anche della gita dell’anno seguente, quando Parigi era stata la nostra meta. Per andare sul semplice avevo optato per la Zattera della Medusa di Géricault, ma soprattutto mi ero inventata tour leader quando alcuni sfortunati eventi capitati in hotel (ché bisognava risparmiare anche quell’anno) mi avevano fatto decidere che tutto il gruppo doveva cambiare alloggio. Non chiedetemi come, ma l’agenzia di viaggio, con tante scuse, ci trasferì in un albergo migliore.
Poi mi dimenticai di queste avventure e della possibilità di diventare guida turistica. Finché, ad università quasi terminata, il giornale della mia città non pubblicò il bando di esame per accedere alla professione. Mi iscrissi senza particolare convinzione, giusto perché avevo tempo e non sapevo ancora esattamente che cosa avrei fatto dopo la laurea. E così conquistai il mio primo “patentino”, cioè quello di guida della provincia di Varese.
Da quel giorno dell’ottobre del 2003 ho avuto la fortuna di incontrare persone che hanno creduto in me e che mi hanno variamente aiutata. In alcuni casi ci sono stati eventi fortuiti che mi hanno permesso di inserirmi sempre di più nel mondo del turismo. Tante cose ho dovuto conquistarle, com’è naturale che sia, e ci sono stati momenti di crisi e di dubbi. Però di una cosa ero e sono certa: non potrei fare altro. Perché, in fondo, credo di essere guida, e non di fare la guida. Per me ogni giorno è un’emozione, ogni luogo una scoperta e ogni incontro un momento speciale. Idealista lo sono sempre stata e questa professione mi ha concesso la possibilità di vivere con quel che più amo, cioè la cultura, il bello e l’umano.
Quando mi chiedono come si fa per diventare guida, candidamente rispondo che non lo so. Non solo perché un assurdo vuoto normativo blocca da anni l’accesso alla professione, ma soprattutto perché gli esami e le autorizzazioni sono necessari ma non sufficienti. Posso raccontare com’è successo per me, ma credo che ogni storia sia completamente a sé stante. Ma vi assicuro che quando, in giro per il mondo, incontro un collega che “è” guida basta un secondo e uno sguardo che creare una complicità che durerà per la vita.
In fondo, la mia è una storia d’amore. Nata forse per risparmiare qualche soldo e diventata una fiaba che vivo ogni giorno.