Il Café Pushkin di Mosca è una tappa irrinunciabile. Non solo per l’ottima cucina e la golosa pasticceria, ma soprattutto per l’ambiente e il servizio, impeccabili. Senza dimenticare la sua storia curiosa…
Sono una viaggiatrice piuttosto sportiva, poco incline al lusso e amante della comodità. Certo mi piacciono i bei posti, ma lo sfarzo esagerato non mi si addice per nulla. Uno dei pochi luoghi per cui credo valga la pena fare un’eccezione è il Café Pushkin di Mosca, dove andrei volentieri a prendere il caffè tutte le mattine. Perché? Ve lo spiego fra un istante, prima consentitemi di raccontarvi la sua storia.
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, il Café Pushkin non ha una lunga tradizione alle spalle, visto che è ben più giovane di me. Nasce infatti solo nel 1999 e con me condivide il segno zodiacale: Gemelli. Si trova in un bel palazzo barocco lungo il viale Tverskoy, un’ampia via alberata che un tempo era il ritrovo preferito della Mosca di classe. Quindi il luogo perfetto per far nascere un caffè-ristorante da sogno. Ma, in realtà, fra la miriade di imprese commerciali nate dopo la fine dell’Unione Sovietica, questa aveva una ragione ben precisa per nascere, ossia una canzone.
Nel 1964, infatti, Gilbert Bécaud lanciò la canzone Natalie, dedicata alla guida che lo aveva accompagnato nel suo viaggio nella capitale russa. Nel testo è citato un fantomatico Café Pushkin, che però era solo frutto della fantasia del paroliere. Vallo però a spiegare ai turisti francesi, che da allora cominciarono ad andare alla ricerca del caffè immortalato da una canzone che Oltralpe ebbe un certo successo. Ed è per questo che, nel 1999, il Café Pushkin aprì i battenti.
Se però non si conosce questa storia, varcandone la soglia non si può non pensare che si tratti di un autentico locale storico, tanto i dettagli e l’atmosfera risultano autentici. Ad esempio, il mobilio delle varie sale è una gioia per gli occhi di chiunque. Dalla “farmacia”, sapientemente riadattata a zona bar, alla strepitosa “biblioteca” del primo piano nulla è fuori posto, eccessivo o eccentrico. Sembra di fare un tuffo nel passato, di respirare per davvero l’atmosfera dei tempi in cui Aleksander Pushkin passeggiava lungo il viale.
Ma ancora più sorprendente è il personale, garbatissimo e attento, ma mai pedante. E per averne la prova basta accomodarsi nella zona adibita a sala da tè e iniziare a farsi coccolare. Scelte le bevande e (perché no?) i dolci da gustare, in pochi minuti ha inizio un autentico rito. La cameriera conoscitrice di tè arriva per preparare davanti ai vostri occhi il profumato infuso, spiegando le caratteristiche del blend scelto, mostrando le foglioline, proponendo abbinamenti. La sorpresa è ancora maggiore per chi, golosamente, ha optato per la cioccolata. Io e i miei amici viaggiatori abbiamo assistito quasi a un momento di teatro. Il cameriere ha stemperato il cioccolato nel latte, mescolato, assaggiato e… declamato una poesia a tema. Date le nostre scarse competenze linguistiche, ha avuto anche il buon cuore di tradurre in inglese.
E’ un luogo dove i dettagli fanno vivere un’esperienza quasi fiabesca. Dagli abiti dello staff, decisamente rétro ma bellissimi, fino ai pasticcini esposti nelle vetrine, tutto è pensato per solleticare i sensi. I dolci sono effettivamente molto buoni, a partire dai macaron, friabili e delicati al punto giusto. D’altra parte, il capo-pasticcere vanta quindici anni di esperienza maturati in quel tempio della Parigi gourmet che è Fouchon. Almeno per noi europei, i prezzi sono ragionevoli, soprattutto se li si relaziona al servizio di cui si è goduto. E con una semplice tazza di caffè o di cioccolata si può andare a dare un’occhiata alla parte ristorante, che è un po’ meno a buon mercato… Come? Basta andare alle toilettes! Per raggiungerle, infatti, bisogna attraversare quasi tutti gli spazi del locale.
Quest’ultimo è un segreto che non ha prezzo, che vi ho svelato per via della mia innata generosità. In cambio mi aspetto che, dopo Natalie, un cantante di grido dedichi una sua composizione anche a me, la Guida Curiosa. Alla prossima!