Il Bryce Canyon National Park è il luogo delle emozioni. Forse meno noto di altri parchi statunitensi, ha un fascino che si rinnova ogni volta, grazie ai suoi contrasti e alla sua bellezza assoluta.
Ci sono luoghi che non ci si aspetta. E che, anche tornandoci, riescono ancora a regalare la meraviglia della prima volta. A me succede con il Bryce Canyon, forse non così famoso come altri parchi nazionali americani, ma per me sempre bellissimo.
L’ho visto con la neve e con il sole a picco, l’ho visto al tramonto e, purtroppo, mai all’alba. E tutte le volte riesce a regalare una magia inspiegabile. Sarà perché nemmeno a raccontarlo si può immaginare com’è fatto, sarà perché finché non si arriva sul precipizio non si ha idea di quello che si vedrà, sarà che lì la gente rimane senza parole e quindi tace, sarà che la parola immensità prende forma. Ma davvero il Bryce per me è un miracolo.
Si gusta con tutti i sensi perché la luce crea meravigliosi giochi di colore e l’udito è accarezzato dalla brezza che spira costante. I profumi, poi, sono intensi e l’aria è così pura che staccarsi da quei panorami per tornare alla realtà è faticoso. Raccomando sempre di toccare la consistenza delle pietre e di provare a sentirsi piccoli di fronte a tanta immensità. Credo sia un modo per sperimentare la giusta dimensione delle cose e lasciarsi alle spalle, magari anche solo per pochi minuti, tutto quanto. Lì non c’è bisogno di pensare e nemmeno di fare. Basta esserci.
Il canyon deve il suo nome a Ebenezer Bryce, un pioniere mormone che si stabilì qui con la famiglia nella seconda metà dell’Ottocento. Forse questa non era la zona più favorevole per darsi all’allevamento del bestiame, visto che, secondo la tradizione, fu proprio lui a bollare questi luoghi come “il posto peggiore dove perdere una mucca”. In effetti, il canyon è un enorme labirinto popolato da alti pinnacoli, i cosidetti hoodoo, e perdere l’orientamento non è difficile. Al giorno d’oggi, per fortuna, il Bryce Canyon si visita per altri motivi e le mappe messe a disposizione dei visitatori sono sufficientemente precise. Vero è, comunque, che la famiglia Bryce già pochi anni dopo si trasferì in Arizona, lasciando solamente il nome a testimonianza della loro audacia.
Da non perdere è la passeggiata che da Bryce Point conduce sino a Sunset Point: le diverse prospettive sugli hoodoo e le ombre che cambiano a seconda dei momenti della giornata offrono una tavolozza di colori impressionante. E’ un percorso facile, che dura non più di mezz’ora. Da lì si può scendere lungo il Navajo Loop Trail per raggiungere Wall Street, ma questo percorso merita un capitolo a parte. Quindi non temete: tornerò presto a parlarvi di questi luoghi e della loro magia.