Amati o odiati che siano, nel tempo i sandali Birkenstock hanno fatto sì che la comodità diventasse di moda…
Oggi vi voglio proporre un argomento che rischia di essere davvero divisivo, ma spero che capirete le mie motivazioni. Parleremo dei sandali più brutti ma più comodi che io conosca: i Birkenstock! Perché parlare di scarpe? Per due motivi: per prima cosa perché d’estate non potrei camminare senza le mie fidate Arizona e poi perché la storia di marchi e prodotti sa essere una vera miniera di curiosità.
250 anni di storia
La storia di Birkenstock affonda le sue radici nel lontano 1774, quando Johann Adam Birkenstock, un calzolaio tedesco, iniziò a produrre calzature a base di sughero nella città di Langen-Bergheim. Il successo delle calzature Birkenstock è immediato: sono comode e ben fatte. Questo basta? No, infatti è necessario continuare a innovare e a fare ricerca.
Il vero punto di svolta nella storia di Birkenstock arriva nel 1896, quando Konrad Birkenstock, pronipote di Johann Adam, sviluppa il primo plantare flessibile e sagomato. Questa innovazione ha rivoluzionato l’industria delle calzature, introducendo un nuovo standard di comfort e supporto per i piedi: il plantare anatomico può portare giovamento a tutti e non affaticare troppo i piedi. La vera innovazione, però, è il materiale con cui vengono progettate le solette, che, grazie ad una realizzazione in sughero ed una mescola di lattice, diventano finalmente morbide. Considerate che prima erano fabbricate in metallo! Non voglio nemmeno immaginare quanto potesse essere faticoso camminare…
All’inizio del ‘900, le Birkenstock sono quindi scarpe ortopediche consigliate anche da medici e specialisti. Bisogna aspettare la metà degli anni ‘60 perché le cose cambino. Il salto di qualità avviene in California. L’imprenditrice Margot Fraser, che scopre le Birkenstock durante un viaggio in Germania, le porta negli USA dove decide di promuoverle e lanciarle sul mercato. Uno spirito premiato da Karl Birkenstock, che le affida il ramo d’azienda statunitense. La maggior parte dei modelli che conosciamo oggi nascono in quel periodo.
Brutte ma sostenibili?
Anche dopo il loro arrivo in America, le Birkenstock devono ancora attendere per essere considerate belle, ma vengono interpretate come scarpe funzionali ed ecologiche, composte in materiali naturali e rinnovabili. Diventano presto le calzature degli ambientalisti per eccellenza. Già nel 1990 Birkenstock stabilisce dei criteri produttivi, nei suoi stabilimenti in Germania, improntati ad una riduzione del consumo di energia.
Come diventare scarpe di moda
Comode, portabili con i calzini o senza (vi prego, senza!) ma come diventare di moda? Nel corso degli anni, Birkenstock ha stretto collaborazioni di successo con diversi designer e marchi di moda. Collaborazioni che hanno portato a collezioni esclusive ed edizioni limitate, che hanno riscosso un grande successo. Il primo a farle sfilare in passerella a New York nel 1993 è Marc Jacobs, nella sua collezione grunge. Nel 2013 le pantofole tedesche vengono anche rivestite di pelliccia e gioielli dalla direttrice creativa di Céline.
Come se tutto questo non bastasse, è arrivata anche Barbie nel 2023! Nel film dedicato alla bambola più famosa del pianeta, la protagonista si ritrova a dover scegliere tra gli iconici tacchi a spillo e un paio di Arizona Birkenstock: illusione e perfezione contro verità sull’universo…Spoiler, alla fine, sceglierà gli Arizona! Il successo dei sandali tedeschi per eccellenza, da quel momento, è definitivamente esploso: pink power?
Trascinati da questo successo (che sembra aver portato un’impennata delle vendite del 110%), l’americana L Catterton e Financière Agache, una holding francese di proprietà della famiglia di Bernard Arnault, amministratore delegato di LVMH, che detengono la maggioranza di Birkenstock, hanno annunciato la decisione di quotare l’azienda a Wall Street. È la definitiva rivincita per le ugly shoes, un modo perfetto per festeggiare il 250esimo compleanno di Birkenstock.
Lo ammetto, agli Arizona rosa ho ceduto anche io e sarei curiosa di vedere i sandali Birkenstock pensati da Manolo Blahnnik. Ammetto però che ho trovato una vera follia la provocazione dell’agenzia di design newyorkese MSCHF che ha “distrutto” quattro borse Birkin di Hermès per trasformare i pregiati scarti nei noti sandali. Ovviamente l’operazione di marketing ha avuto successo ma non è stata così semplice da realizzare. Più di un laboratorio si è rifiutato di tagliare la borsa feticcio per farla diventare un sandalo tedesco…
Comunque, moda o non moda, per fortuna che ci sono i miei amati Birkenstock che mi salvano i piedi d’estate (e non solo). Non partirei mai senza un paio di Arizona in valigia…