Anime baltiche è uno dei libri che meglio introduce alla complessità dei tre Paesi che si affacciano sul Mar Baltico. Non un trattato, ma un ritratto corale, reso possibile dal racconto delle vite di alcune personalità locali.
Anime baltiche è in assoluto il primo libro di Jan Brokken che io abbia mai letto. Per dovere d’ufficio, ovviamente. Mi apprestavo ad accompagnare per la prima volta un gruppo di turisti nelle repubbliche baltiche e la lettura mi sembrava indicata. Semplicemente, mi sono innamorata. Della regione e (intellettualmente) di Brokken. Del quale poi ho letto tutti gli altri libri tradotti in italiano.
Il titolo del libro promette molto e, a mio giudizio, mantiene tutto. Brokken, più che uno scrittore, è un reporter con il dono della curiosità. La sua scrittura è fluida, le sue ricerche molto accurate, le storie che racconta mai banali. Apre mondi vicini eppure lontani. Non importa che si tratti di lande a noi ignote, di epoche più o meno passate, di culture che ci pare di conoscere ma che, in fondo, ci sfuggono. Come un ragno che tesse la sua tela, Brokken procede per salti ben calibrati, per andirivieni fra presente e passato, tra Est e Ovest dell’Europa. Solo alla fine di Anime baltiche la geometria del disegno appare in tutta la sua complicata interezza.
I dodici capitoli che compongono il libro presentano altrettante personalità (o gruppi famigliari) provenienti da Estonia, Lettonia e Lituania. Alcune molto celebri, vedi il regista Sergej Ejzenstejn, il violinista Gidon Kremer o il pittore Marc Rothko, altri meno noti, come i von Wrangel. Ogni racconto è però una “scusa” per accendere i riflettori su un periodo storico o su una particolare nazione (ché nei Paesi baltici ad insediarcisi ci hanno provato in molti) o, ancora, sui rapporti fra generazioni che, nell’arco di pochi anni, hanno fatto esperienza di orizzonti così diversi. A proposito di orizzonti, ho molto amato le descrizioni dei luoghi, della natura così come delle città. Schizzi veloci, mai eccessivi, che consentono al lettore di immaginare, sì, ma con una certa accuratezza.
Non mancano incursioni nel presente, visto che ogni racconto è il risultato di una “spedizione” che Brokken ha compiuto alla ricerca delle anime baltiche. E, dunque, il rimando fra passato e presente è una sorta di Leitmotiv che, come in una collana di perle, congiunge fra loro le storie. Di più, la messe di suggestioni contenute in Anime baltiche consente, al lettore curioso, di continuare la ricerca, di approfondire a seconda del gusto e della sensibilità.
Ma soprattutto, a mio avviso, Brokken è capace di lumeggiare l’interiorità di ognuno dei personaggi che descrive. Senza fantasticherie né sdolcinature. Ponendo però in evidenza che i fatti, subiti o provocati, hanno riverberato nello spirito di ciascuno e che, specularmente, il particolare modo di porsi di fronte agli eventi è stato frutto anche dell’appartentenza a una (o più d’una) anima baltica. E, in effetti, atterrando per la prima volta a Kaunas, avevo di sicuro qualche ansia, ma avevo anche la certezza che nei successivi otto giorni mi sarei accostata a un mondo affascinante. Mondo reso così unico dalla coesistenza (più o meno riuscita) di tante lingue, culture, nazioni e “sentire” differenti.
Jan Brokken, Anime baltiche, Iperborea, Milano, 2017