PP torna a recensire! Ancora una volta si tratta di uno dei testi della collana Ritrovare l’Italia. Che, con Andare per i luoghi della stregoneria, affronta un argomento di cui spesso si parla, ma di cui poco si conosce.
Streghe, fattucchiere, malefiche ma anche guaritrici. Marina Montesano, con Andare per i luoghi della stregoneria, ci aiuta, prima di tutto, a mettere ordine nelle nostre idee (spesso) confuse sull’argomento. In effetti, questo testo non è solo un interessante viaggio attraverso l’Italia, ma anche attraverso la storia di un fenomeno dalle molteplici sfumature. Uno di quei saggi che, pur nella loro brevità, sono ben documentati e costruiti. Una piacevole rarità.
Torniamo però al cuore del problema: come possiamo definire la stregoneria? Questa è la prima domanda a cui il testo cerca di rispondere. “Dal punto di vista storico, essa consiste nell’insieme di tecniche o capacità psichiche per compiere il male attraverso mezzi occulti”. Sotto questo profilo, la stregoneria è un fenomeno estremamente diffuso in molte culture e le credenze legate a questo ambito sono presenti in molti contesti, come l’Africa e l’America Latina, studiati dagli antropologi. Il saggio, tuttavia, si concentra sul contesto italiano ed europeo.
Inevitabilmente si parla anche di “caccia alle streghe”, espressione che si riferisce specificamente proprio al contesto europeo tra il tardo Medioevo e l’età moderna. In questo periodo, la demonologia si combina con antiche credenze e paure popolari, dando origine a persecuzioni, roghi e alla formazione di concetti riguardanti i poteri delle streghe e il sabba, e a un dibattito teologico e scientifico senza eguali in altre parti del mondo.
Il saggio di Montesano ribadisce una recente e condivisibile presa di posizione degli storici e degli antropologi sull’argomento: le teorie mono-causali non sono valide. Sono sempre molteplici i fattori che hanno influenzato la caccia alle streghe. La crisi del Trecento, l’arrivo della Peste Nera, il peggioramento del clima nel XVII secolo… insomma, difficili situazioni socio-economiche, dibattito teologico e scientifico si mischiano con superstizioni ancestrali e paure popolari.
Un filtro incantato può guarire ma anche uccidere. La storia può essere crudele o fantastica. A seconda dei casi… Con lo scorrere dei capitoli, scopriamo che le streghe non sono solo malefiche -nel senso latino di maleficar – ma possono essere anche guaritrici, medium, fate…
Ognuno dei luoghi citati e raccontati nel testo evoca storie e leggende. La fantasia e la tradizione si mescolano spesso con aneddoti e testimonianze che conferiscono a un borgo, a una città, a una foresta un sapore particolare di magia e mistero. Ci sono poi i centri che hanno ospitato i processi per stregoneria. Ognuno con una sua storia, spesso più complessa di quanto non si immagini. Dalle «donne di fuori» della tradizione siciliana alle «masche» di quella piemontese, passando per l’Italia centrale, l’itinerario si snoda fra luoghi reali e immaginari legati alla memoria delle streghe e dei loro accusatori. Personalmente sono molto curiosa, da anni, di visitare Triora, la Salem d’Italia, dove l’Inquisizione fu la salvezza (e non la condanna come spesso si crede) dei molti accusati di stregoneria. E anche di fare una gita tra i monti sibillini, Fiano Romano e Todi.
Nell’attesa di averne l’occasione, credo che ripercorrerò alcune vie romane sui passi della prima strega, Finicella, e cercherò le tracce della stregoneria milanese del ‘600. O magari me ne andrò, finalmente, a Palermo a cercare le Sette Fate oppure a scovare gli sciamani in Friuli. Sicuramente cercherò di tornare, dopo il restauro, a documentare l’originalità dell’albero dell’Abbondanza a Massa Marittima… Nel frattempo, vado a bermi un goccio di liquore Strega!
Marina Montesano, Andare per i luoghi della stregoneria, Il Mulino, Bologna, 2024