Fra i titoli della collana Ritrovare l’Italia, della casa editrice Il mulino, merita di essere letto Andare per ghetti e giudecche. Davvero ben scritto e puntuale, ricco di informazioni e di interessanti curosità.
“Ripercorrere i luoghi degli ebrei in Italia, seguire sulle mappe il fitto reticolo di giudecche e la rete dei ghetti che segnano il suolo della penisola, vuol dire soprattutto rendersi conto che stiamo parlando di un pezzetto d’Italia, di una piccola minoranza di italiani sparsi ovunque sul territorio e a questo territorio fortemente legati”.
Quanti di voi conoscono la differenza tra un ghetto e una giudecca? Ma soprattutto, quanti sanno ‘scovare’ le tracce, anche nella propria città, di un’antica e spesso dimenticata presenza ebraica? Questo piccolo saggio di Anna Foa, vi permetterà di rispondere a queste e ad altre domande ma soprattutto vi sorprenderà, raccontandovi una storia – quella dell’ebraismo italiano – spesso poco conosciuta o fraintesa.
Chi ha avuto, almeno una volta, l’occasione di visitare Venezia, è probabilmente andato a vedere la piazza del Campo del Ghetto Nuovo. “Uno spazio trapezioidale su cui si aprono, allineate le une accanto alle altre, case a più piani, anche sette o otto; in basso botteghe e portici”. Buona parte di quelle case sono rimaste uguali a com’erano nel 1516, anno della creazione del ghetto, il primo della storia. Forse, anche per questo, la maggior parte delle persone ‘identifica’ il ghetto con quello veneziano.
Scommetto che molti di voi non si sono mai neppure chiesti come vivessero le comunità ebraiche prima delle istituzioni dei ghetti. Separate o in simbiosi con il resto della cittadinanza? Andare per ghetti e giudecche risponde a tutte queste domande (e non solo) a partire dai tempi dell’Impero Romano fino ad arrivare ai giorni nostri.
Particolarmente interessanti sono i capitoli dedicati alla presenza (ormai quasi dimenticata) di fiorenti comunità in Sicilia e in Puglia. Tornerei molto volentieri a Trani per rivedere la città ma anche per visitare l’antica sinagoga e l’unico Museo ebraico dell’Italia meridionale. Se non sapete chi sono marrani e sefarditi, avrete modo di fare la loro ‘conoscenza’, facendovi accompagnare per le vie di Roma e di Venezia. Scoprirete anche che cosa erano ‘i banchi degli ebrei’ a Bologna e perché siano stati inventati i Monti di Pietà. Passando per Mantova, conoscerete il banchiere Daniel Norsa ma anche Salomone Rossi, musicista che per primo introdusse nella salmodia ebraica la polifonia del madrigale. Esplorerete l’affascinante Ferrara, porto felice per l’ebraismo italiano. Chissà, forse vi verrà voglia di rileggere anche le opere di Giorgio Bassani, ambientate proprio in questa bella città.
Per quanto mi riguarda, questa lettura ha rinnovato in me la curiosità di vedere la sinagoga di Livorno e di tornare a Torino a rivedere il Museo del cinema… Per quale motivo? La Mole Antonelliana, ormai diventata simbolo della città di Torino, era nata per essere la sinagoga degli ebrei torinesi. Non lo sapevate? È una delle tante curiosità e delle storie che troverete in queste 120 pagine. Storie di ieri e di oggi, lontane e vicine. Buona lettura.
Anna Foa, Andare per ghetti e giudecche, Il Mulino, Bologna, 2014