Alzi la mano chi non ha fotografato, almeno una volta, una casa a graticcio. Ma siete sicuri di conoscere le origini di questa tecnica?
Pensi all’Alsazia e pensi ai vini, al buon cibo e anche alle cicogne. Pensi all’Alsazia e pensi pure alle case a graticcio, che in realtà sono un aspetto ricorrente dello scenario di buona parte dell’Europa centrale. Sul perché gli edifici costruiti con questa tecnica riscuotano sempre tanto successo fra i visitatori non ho alcuna spiegazione da fornirvi. Vero è che sono particolari, colorati, danno una connotazione antica e romantica ai borghi e alle città; meglio non lo saprei spiegare. Di case a graticcio ne ho viste a migliaia durante la mia carriera e ogni volta affascinano pure me, che forse ormai dovrei esserci abituata.
Perché invece sono così diffuse è più facile a spiegarsi. Innanzitutto sono fatte con materiali poveri e facilmente reperibili: legno, paglia, gesso, malta. Niente di costoso e tutto sommato facile da lavorare.
Possiamo dunque immaginare che gli artigiani e in generale il ceto medio ricorressero spesso a questa tecnica edilizia, al fine di avere un alloggio sufficientemente stabile, caldo e confortevole, senza spendere una fortuna. Certo gli incendi erano all’ordine del giorno e sicuramente le stanze non potevano essere enormi, ma è pur vero che i nostri concetti di abitazione e di comfort sono ben diversi rispetto alle idee che circolavano in proposito nel XV sec.
Non trascuriamo poi il fatto che la costruzione di case a graticcio era relativamente poco impegnativa dal punto di vista delle tempistiche. I materiali si reperivano facilmente in loco (o comunque poco lontano) e la tecnica di montaggio, fatte le debite proporzioni, sembra quasi l’antesignano della filosofia di una nota catena di mobili svedese. Ci sono guide che raccontano con convinzione che gli edifici potessero essere smontati e rimontati altrove, magari a seguito di inondazioni o di altre situazioni contingenti. L’idea mi è sempre sembrata singolare e, in tutta onestà, non ho mai trovato un caso dove ciò sia avvenuto. Almeno virtualmente, però, questa possibilità esiste.
I ricchi, naturalmente, sceglievano altri materiali ed altre tecniche: era la pietra lo status-symbol di un tempo. Non è un caso che in tedesco la parola steinreich, letteralmente “ricco di pietre”, tuttora significhi “ricco sfondato” e nemmeno è un caso che in molte zone d’Europa, anche in Italia, le dimore patrizie fossero spesso corredate da torri, chiaro modo per mostrare ricchezza e prestigio.
E per la buona borghesia? Per loro una soluzione a metà strada: piano terra in robusta pietra e piani superiori a graticcio. Anche allora l’arte del compromesso andava di moda…
Ringrazio l’amica Waltraud, guida di Norimberga, per avermi ispirato questo racconto di viaggio.