Quante volte abbiamo cercato di salvare capra e cavoli? Magari non sempre ci saremo riusciti. Ma può essere una consolazione sapere che questo modo di dire è molto antico e ci è stato tramandato grazie ad un monaco di nome Alcuino, che da York arrivò fino alla corte di Carlo Magno.
Diciamo la verità: Carlo Magno, il fondatore del Sacro Romano Impero, non brillava per cultura. Però, a differenza di tanti uomini politici contemporanei, non solo ne era consapevole, ma fece di tutto per superare le sue lacune. Imparò addirittura a scrivere il suo nome e, in effetti, quello che vedete nella foto qui sopra è una riproduzione del monogramma col quale soleva firmarsi.
Naturalmente Carlo non badò a spese e chiamò alla sua corte Alcuino, direttore della scuola della cattedrale di York, fra le più reputate del VIII sec. I due si erano incontrati casualmente a Parma e il re gli aveva chiesto di trasferirsi ad Aquisgrana, capitale del Regno dei Franchi. Là già esisteva la Schola Palatina, dove stavano affluendo studiosi e scienziati provenienti da mezza Europa. Ovvio quindi che Alcuino accettasse con entusiasmo l’incarico di riformare e dirigere un centro culturale di primaria importanza.
La Schola Palatina era pensata innanzitutto per i figli delle famiglie nobili, ma lo stesso sovrano partecipava alle lezioni. Il metodo d’insegnamento, già sperimentato positivamente da Alcuino a York, prevedeva lo studio delle cosiddette arti liberali. Ve le ricordate? Sono sette come i nani di Biancaneve e i colli di Roma, quindi me ne scordo sempre una! Divise in trivio (le prime tre) e quadrivio (le restanti) sono grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia, musica.
Carlo Magno non si accontentò di rifondare il centro culturale destinato alla sua corte, ma emanò anche una serie di decreti che avevano come scopo l’istituzione di un certo numero di scuole sparse per tutto il regno. Fu Alcuino ad occuparsi degli aspetti pratici di questa importante riforma e riuscì a creare un sistema organico e ben funzionante. Andare a scuola divenne, per così dire, una moda: se il re e i suoi figli la frequentavano, era inevitabile che chiunque ne avesse la possibilità aspirasse ad emulare il sovrano e la sua famiglia. Né più né meno di quanto accade ai giorni nostri con gli abiti low-cost che Kate Middleton acquista per i suoi pargoli. Una tempo ci si preoccupava dell’istruzione, oggi dei vestiti.
Fatto sta che la collaborazione garantita da Alcuino a Carlo Magno diede vita a quella che oggi viene chiamata “Rinascita Carolingia”. Prima di Carlo quasi nessuno era più in grado di leggere, scrivere o far di conto, dopo di lui le arti e la cultura fiorirono come non accadeva dalla caduta dell’Impero Romano.
Tutto bene, direte. Ma i cavoli e le capre che cosa c’entrano? E’ presto detto. Per la sua scuola, Alcuino si diede pena anche di scrivere alcuni libri di testo, che sono giunti fino a noi. Ed è proprio grazie ad uno di questi manuali che i cavoli e le capre entrano in gioco. Infatti, nelle Prepositiones ad acuendos juvenes il monaco inglese raccolse una serie di problemi e indovinelli, che, come dice il titolo dell’opera, hanno lo scopo di affinare l’intelletto dei giovani. Il più noto, e invero uno dei più facili, pone il seguente quesito:
Un uomo doveva trasportare aldilà di un fiume un lupo, una capra e un cavolo e non poté trovare altra barca se non una che era in grado di portare soltanto due di essi. Gli era stato ordinato però di trasportare tutte queste cose di là senza alcun danno. Chi è in grado dica in che modo poté trasferirli indenni.
Non saprei spiegare il perché, ma il povero lupo è rimasto escluso dal detto proverbiale. Forse, in un’epoca in cui procacciarsi il cibo non era semplice come oggi, capre e cavoli potevano sembrare più importanti, tanto più che il lupo aveva l’ingrato ruolo del concorrente…
Purtroppo ad Aquisgrana è rimasto ben poco dell’antica corte carolingia e dell’annessa scuola. Certo una parte della cattedrale (meravigliosa) è ancora quella dell’epoca di Alcuino e, facendo molta attenzione, passeggiando nel centro storico qualche dettaglio si riesce ancora a intuire. La città, però, merita un racconto a parte perché le curiosità da svelare sono numerose!
P.S. Se volete leggere tutte le Prepositiones, vi informo con piacere che il testo si trova facilmente grazie a un’edizione uscita pochi anni fa (e dalla quale ho tratto la traduzione dell’indovinello). La Guida Curiosa ha scarsa dimestichezza con la matematica e la geometria, ma magari per qualcuno può essere un modo alternativo di passare un pomeriggio.