Il Dollaro e le sue curiosità. Perché quando si viaggia anche le monete possono riservare sorprese e farci conoscere dettagli storici inaspettati…
Diciamo la verità: quasi tutti tornano dagli Stati Uniti con un portafoglio gonfio di monete. E questo non solamente perché gli europei, e gli italiani in particolare, sono piuttosto restii nell’utilizzare la carta di credito anche per spese di bassa entità. Il problema vero è che, anche una volta capito quanto si deve pagare, riconoscere a colpo d’occhio il valore dei vari nichelini è abbastanza arduo e, onde evitare spiacevoli brutte figure, ci si risolve a deporre sul bancone una o più banconote ricevendo per resto una manciata di monetine. E questo fa sì che alla fine del viaggio il “tesoretto” diventi fastidiosamente pesante.
Per evitare questo spiacevole inconveniente, all’inizio dei miei tour sono solita spendere (è il caso di dirlo!) qualche parola sui Dollari, ma, visti gli scarsi risultati, credo di dover ancora affinare il discorsetto. Ad ogni modo, qualche curiosità sui verdoni vorrei raccontarla anche a voi, così potete incominciare a far pratica ancora prima di partire!
Iniziamo dai tagli: esistono monete da 1 cent, 5, 10, 25 e 50 cents e da 1 Dollaro. Queste ultime sono invero piuttosto rare, ma a volte si trovano. Quelle da 1 e 5 cents hanno il bordo liscio, a differenza delle altre, che hanno delle piccole scanalature. Se ve ne chiedete la ragione, fra poco la vostra curiosità verrà soddisfatta. Prima, però, è d’obbligo precisare che i 10 centesimi non recano scritto da nessuna parte il numero 10, bensì “1 dime”. Questo non per la gioia dei turisti che già a questo punto fanno fatica a raccapezzarsi, ma perché “dime” deriva dal francese arcaico “disme”, che a sua volta discende dal latino “decima pars”. E, in effetti, equivalgono a un decimo di Dollaro. Non paghi di ciò, gli americani hanno deciso che nemmeno il numero 25 debba figurare sulla moneta di analogo valore, sul cui verso si legge “quarter dollar”. Ai più verrà in mente zio Paperone e i suoi quarti di Dollaro, ma come vedete la teoria delle frazioni negli Stati Uniti va ancora per la maggiore.
Ed ora la questione delle scanalature. Che ci crediate o no, l’inventore delle righine sui bordi delle monete fu Isaac Newton, quello della mela e del prisma che rifrange la luce. Ai suoi tempi, il valore dei soldi era ancora reale e non nominale. Era cioè il metallo che costituiva ogni singola moneta a determinarne il titolo. Però era piuttosto diffusa l’abitudine di guadagnare piccole quantità di metalli preziosi (oro o argento che fosse) grattando il bordo delle monete, che in questo modo perdevano peso e, di conseguenza, valore. Quindi, pare che proprio il buon Newton, che ricoprì anche la carica di direttore della Zecca di Londra, pensò al sistema delle scanalature, che consentiva sia di capire se i soldi fossero integri o meno che di rendere più difficile la contraffazione.
Potreste allora chiedere perché, visto che nessuno più si sogna di “tosare” le monete (questa l’espressione usata dai numismatici), ancora si usa coniarle con le righine sul bordo. Naturalmente c’è una spiegazione. In primis, quando dai metalli preziosi si passò a leghe più economiche e leggere, si decise di mantenere i coni utilizzati sino ad allora per una semplice ragione di risparmio. Creare un nuovo conio sarebbe stato sicuramente costoso. Vi è poi una ragione estetica: le monete con il bordo rigato sono più gradevoli alla vista e più facili da riconoscersi al tatto.
Siccome gli Stati Uniti sono piuttosto vasti, esistono varie sedi della Zecca. Per i dollari di uso corrente, una si trova a Denver e l’altra a Philadephia. Se prendete una moneta e la guardate con attenzione, dovreste riuscire a individuare una D oppure una P a seconda di dove i Dollari sono stati prodotti. Delle emissioni speciali si occupano invece le sedi di San Francisco e West Point (Stato di New York).
E il nome “Dollaro” da dove viene? Strano a dirsi dal Tirolo! La storia è lunga e complessa e mi riservo di raccontarvela fra un po’ di tempo. Per riassumerla nei minimi termini l’arciduca Sigismondo del Tirolo, detto il Danaroso (guarda un po’) ebbe l’idea di far coniare una moneta d’argento di grandi dimensioni. Doveva essere solo un prototipo per ovviare ai problemi della svalutazione, ma ebbe molto successo. Siccome piaceva tanto, venne copiata in mezza Europa, a partire dalla Boemia e dalla Germania. Ogni valle (in tedesco Tal) batteva la sua moneta, cui si dava il nome a partire dal luogo di produzione. Da Tal si passò dunque a -taler (cioè della valle) e poi semplicemente a Taller. E proprio dal nome Tallero si arrivò a Dollaro. Quindi, i padri fondatori degli Stati Uniti si rifecero semplicemente al nome della moneta più comunemente utilizzata nel Vecchio Continente.
Per ora mi fermo alle monete di Dollaro, ma presto affronterò l’altro capitolo: le banconote. Intanto fate un po’ di esercizio perché riconoscere al volo 1 dime piuttosto che i 5 centesimi non è un gioco da ragazzi!
Per curiosare sul sito ufficiale della Zecca degli Stati Uniti: https://www.usmint.gov/