Tutti gli anni sento dire che “oramai, i mercatini di Natale sono superati”. E tutti gli anni mi ritrovo ad accompagnare folti gruppi di persone, spesso animate dalla curiosità di scoprire posti nuovi e di passare qualche ora spensierata.
Lo so: di fronte alle parole “mercatini di Natale” tanti di voi hanno storto il naso. Vi saranno venute in mente immagini quali: orde di torpedoni carichi di attempate signore, paccotiglia varia ed eventuale, ressa, miscellanea di odori che vanno dalle spezie ai bastoncini di incenso passando per i Bratwürst, freddo, buio. Oppure, se siete amanti del genere, i vostri occhi avranno assunto la forma di cuore e avrete pensato a dolci melodie, oggetti di artigianato, luminarie e candeline, leccornie varie, città addobbate. Perché è così: i mercatini o si amano o si odiano.
Io sto a metà strada: non ne vado matta, ma ammetto che alcuni hanno il loro fascino. E, se non avessi cominciato la mia carriera accompagnando un gruppo ai mercatini d’Alsazia, forse ora farei un altro mestiere. Quindi, in qualche modo, sono loro affezionata. E per questo vorrei provare a raccontarvi qualcosa e, magari, a incuriosirvi. Non mi illudo di convincere qualcuno a partire, ma almeno spero in uno sguardo benevolente alla fine della lettura.
Uno sguardo al passato
In realtà, i mercatini di Natale sono piuttosto antichi, visto che affondano la loro tradizione nel basso Medioevo. Chi dice che il più antico è quello di Norimberga, racconta quantomeno un’inesattezza. Non solo perché nessuno può dire senz’ombra di dubbio quando si è cominciato ad organizzare kermesse pre-natalizie, ma perché nel corso del XIV secolo diverse città hanno ottenuto il diritto di organizzare una fiera invernale nei giorni precedenti le festività. Non per comprare regali, evidentemente, ma per consentire alla popolazione di acquistare beni utili per affrontare l’inverno (mangerecci o meno). E siccome l’afflusso di clientela è notevole, anche gli artigiani dei paesi vicini sono invitati ad esporre i loro prodotti sulle piazze.
Così la storia va avanti, fra alti e bassi, per molto tempo, finché sulla scena europea non si affaccia una nuova classe: la borghesia. Che cosa cambia? Cambiano le abitudini e anche consuetudini religiose consolidate da secoli cambiano alcuni connotati. Ed è così che Natale diventa un’occasione da celebrare in casa, con scambi di doni, tavole imbandite e alberi di Natale colmi di decorazioni. Ovvio che i mercati invernali diventino sempre di più il luogo dove trovare tutti quegli oggetti indispensabili per i giorni di festa, dai dolci tradizionali ai giocattoli per i bambini.
E non è difficile immaginare che una fiera dal sapore “made in Germany” possa piacere parecchio durante il Terzo Reich. L’ennesima riscoperta del Geist germanico, la preferenza per i riti pagani, le abilità tecniche e manuali di un popolo che ha provato a dirsi superiore non possono che andare a nozze con l’albero di Natale issato sulla piazza principale attorniato da bancarelle colme di Lebkuchen e di oggetti di legno. Quindi si può comprendere come nel secondo dopoguerra dei mercatini di Natale nessuno ne voglia più sapere (anche perché di Marchi da spendere ce ne sono pochini…). Poi il boom economico. E la ripresa della tradizione. Curiosamente, a Est come a Ovest della Cortina di ferro.
E oggi?
Oggi si possono visitare mercatini di Natale ovunque in Europa (e non solo!). Però, concedetemelo, un conto è passeggiare fra casette e bancarelle che, in qualche modo, si rifanno a una tradizione antica e un altro è andare (che so?) a Cordoba e trovarci un mercato a tema che sembra organizzato quasi per caso… Perciò vi faccio una raccomandazione: se decidete di partire, scegliete la meta giusta. Nel mio piccolo, provo a darvi qualche consiglio.
Nelle grandi città…
E’ facile immaginare che vi sia l’imbarazzo della scelta. Oltre ai grandi classici quali Salisburgo, Monaco e Norimberga, se avete qualche giorno in più io vi suggerisco il Dresdner Striezelmarkt (alias mercatino di Natale di Dresda, prometto di spiegarvi presto perché si chiama così). Non solo vanta una tradizione secolare (secondo alcuni è il più antico) ed è parecchio esteso, ma riesce ancora ad offrire una certa autenticità. Questo in virtù del fatto che andare a Dresda non sia proprio semplicissimo (ma non impossibile!) e dunque, nel tempo, la manifestazione non si è “svenduta”. Certo i commercianti sono lieti di vendere, ma vi assicuro che di oggetti di dubbio gusto o fabbricati in serie non ne troverete. E poi, fatto non secondario, Dresda è una città meravigliosa, che merita senz’altro una visita. Quindi, oltre al mercatino, potrete andare alla scoperta della “Firenze sull’Elba”.
Perché, in fondo, soprattutto per le grandi città, il punto è proprio questo: i mercatini di Natale possono essere un ottimo pretesto per ammirare luoghi un pochino fuori mano o che, comunque, non vi verrebbe voglia di visitare a Ferragosto. E l’atmosfera invernale, spesso, aggiunge una nota ancora più magica a città che, in altri periodi, potrebbero apparire un po freddine…
Ci sono poi città, vedi Vienna, dove di mercatini se ne trovano in ogni “punto strategico” (piazza del Municipio, cortile di Schönbrunn, vie del centro storico, piazza della Cattedrale). Sicché, saltabeccando da un mercatino all’altro, si può ammirare la città intera. Oppure, ed è il caso di Stoccarda, la città ha una rete di trasporti così efficienti che con viaggi relativamente brevi, si possono scoprire località nei dintorni (ovviamente bardate a festa e dotate di apposito mercatino) che difficilmente si sceglierebbero come meta di un viaggio (avete mai sentito parlare di Ludwigsburg?).
… e nei piccoli borghi
E così arriviamo ad occuparci dei mercatini di Natale organizzati nei villaggi. Qui bisogna fare un minimo di attenzione in più, nel senso che non è detto che nei borghi le fiere durino l’intero periodo dell’Avvento. Spesso sono organizzate solo per un fine settimana (o al massimo due). Sicché, prima di partire, informatevi bene. E ricordatevi pure che non ovunque l’8 dicembre è giorno festivo, quindi se tale ricorrenza cade in un giorno infrasettimanale non date per scontato che l’agognato mercatino sia regolarmente aperto.
Fatte queste doverose premesse, dove andare? Se potessi scegliere, io andrei di sicuro ad Esslingen am Neckar, non lontano da Stoccarda. Non è il mercatino in sé ad essere speciale. Ma dovete immaginare un paese circondato da colline ricoperte da vigneti che riscopre il suo passato medievale. E quindi ci si imbatte in personaggi in costume, galline che razzolano in piazza, mangiafuoco e abili artigiani che intagliano il legno e battono il ferro, bambini impegnati in giochi oramai dimenticati… Si respira un’atmosfera unica, che mi incanta ogni volta.
Oppure, provate Bad Wimpfen all’imbrunire. Le luminarie semplici e poco chiassose, il bel borgo arroccato sulle rive del Neckar, il villaggio che vive sinceramente l’occasione come un motivo di festa e di condivisione (curiosate fra le bancarelle di associazioni ed enti locali!), la sensazione che il tempo si sia fermato… ecco, se tutti i mercatini di Natale fossero così, amerei queste manifestazioni alla follia.
Un discorso a parte: l’Alsazia
Perché l’Alsazia è un discorso a parte? Perché è in Francia, ma ha un retaggio tedesco. Il che fa sì che i mercatini siano molto belli e spesso autentici, i borghi siano usciti indenni dalla guerra e che ci sia un gradevole mix fra cultura celtica e cultura latina. Ad esempio, si trovano montagne di vischio da acquistare (vi viene in mente qualcosa di più celtico?), ma potrete trovare effigi di San Nicola ad ogni piè sospinto. Quindi, tutti in Alsazia? Forse sì, ma fate scelte oculate. Evitate Riquewihr, che è molto carina ma debordante di turisti, e andate a Obernai, a Kaysersberg oppure a Eguisheim (che resta il mio villaggio favorito). E Strasburgo e Colmar? Volete un consiglio? Lasciatele per Pasqua, vi stupiranno. Parola di Guida Curiosa!