Dove scovare le tracce di una ghigliottina senza perdere la testa.
Ovunque si guardi, a Parigi, ci si può imbattere in una qualche traccia del passato. Quello che forse non immaginate è che, passeggiando nell’XI arrondissement potreste aver calpestato le vestigia di una ghigliottina! E probabilmente non sapete nemmeno che questo inquietante strumento ha decapitato la sua ultima vittima in Francia nel 1977. Mentre negli Stati Uniti usciva al cinema Star Wars, in Francia andava in pensione uno degli strumenti di morte più famosi della storia.
L’abolizione della pena di morte in Francia, una storia (abbastanza) recente
Bisogna aspettare il 9 ottobre 1981 perché l’allora ministro della Giustizia, Robert Badinter, abolisca, di fatto, la pena di morte e salvi dalla decapitazione l’ultimo condannato, Philippe Maurice. Le esecuzioni pubbliche erano (fortunatamente) già vietate dal 1939. L’ultimo prigioniero, giustiziato davanti a un vero e proprio pubblico in cerca di emozioni (macabre) forti, è Eugène Weidmann, condannato per sei omicidi. L’ultimo, invece, a subire tale supplizio è, nel settembre 1977, Hamida Djandoubi, giustiziato nel carcere di Marsiglia.
Ma torniamo allo nostra bizzarra curiosità di oggi: le tracce della ghigliottina al 16, rue de la Croix-Faubin, a Parigi, sono decisamente discrete. Segni sull’asfalto che rischiano di passare completamente inosservati a meno che non si sappia dove guardare. Io stessa ci ho camminato sopra completamente inconsapevole di quello che stavo calpestando. D’altra parte, oggi la zona de la Roquette e di Bastille è uno dei quartieri più vivaci della capitale, pieno di locali e ristoranti. Decisamente un ambiente diverso da quello che si immagina per un’esecuzione capitale!
L’uguaglianza davanti al patibolo
Perché inventare un nuovo strumento di morte? Da dove nasce questa necessità? Durante l’Ancien Régime le autorità cercavano in ogni modo di imporre il rispetto della legge e del potere del sovrano. A tale scopo comminavano pene esemplari per creare timore e obbligare i sudditi all’obbedienza. La pena di morte era quasi sempre preceduta dalla tortura: metodo infallibile per ottenere anche confessioni, più o meno spontanee. Questo sistema punitivo era profondamente iniquo: gli aristocratici erano esentati dalla tortura o dal maltrattamento fisico o psicologico, e, se condannati a morte, venivano decapitati con un metodo rapido e apparentemente indolore. Al contrario, gli uomini e le donne del popolo venivano giustiziati con metodi brutali, come la forca, lo squartamento o il rogo.
Nel corso del ‘700, il secolo dell’Illuminismo, molti giuristi e letterati denunciano il ricorso alla tortura, la sproporzione delle pene e i privilegi dell’aristocrazia. Alcuni arrivano addirittura a chiedere l’abolizione della pena di morte (Voltaire e Cesare Beccaria). L’Assemblea Nazionale Costituente in Francia elabora, tra i primi progetti, un nuovo codice penale e dibatte dell’abolizione della pena di morte. Il 10 ottobre 1789, Joseph Ignace Guillotin, un medico e deputato dell’Assemblea, presenta una proposta per stabilire l’uguaglianza di fronte alla legge anche nell’ambito del diritto penale: «I delitti dello stesso genere verranno puniti con lo stesso tipo di pena, a prescindere dal rango o dalle condizioni del colpevole». L’uguaglianza di fronte al boia.
Quando Louisette (detta anche Louison) faceva cadere le teste!
Guillotin non metteva in discussione la pratica della pena capitale. La sua proposta intendeva parificare le pene e contemporaneamente renderne più umana l’applicazione. Come? Estendendo il metodo della decapitazione a tutte le classi sociali. Per di più, al fine di evitare gli incidenti e gli errori spesso commessi dai boia nell’uso dell’ascia o della spada, propone di utilizzare un sistema «il cui meccanismo tagliasse la testa in un battito di ciglia». Il riferimento di Guillotin a questo “marchingegno” di decapitazione lo ha fatto passare alla storia come l’inventore della ghigliottina ma, in realtà, dispositivi simili erano già in uso. Il medico francese lo ha ‘solo’ migliorato. Nell’ambito del dibattito sul nuovo codice penale, il 30 maggio 1791 il deputato Louis-Michel Lepeletier de Saint-Fargeau propone addirittura l’abolizione della pena di morte. Il suo amico Robespierre è uno dei pochi ad appoggiare questa misura umanitaria (quanta ironia nella storia).
Niente da fare: l’1 giugno 1791 la stragrande maggioranza dei deputati vota a favore dell’esecuzione capitale. Nel marzo del 1792, l’Assemblea Legislativa affida al medico chirurgo Antoine Louis l’elaborazione definitiva del nuovo strumento per le esecuzioni. Louis e il suo collaboratore Tobias Schmidt, un fabbricante tedesco di clavicembali, mettono a punto un dispositivo che riduca il più possibile il dolore, grazie alla lama obliqua. Sia Louis sia Guillotin, in seguito, avrebbero sofferto il fatto che il loro nome venisse associato alla nuova invenzione, che presto fu conosciuta come louison o louisette e, più comunemente, con il nome di ghigliottina.
Davvero una macabra invenzione
Il prototipo viene realizzato in due settimane. Infine, la ghigliottina trova collocazione in Place de Grève, di fronte al Municipio di Parigi. Ed è lì che il 25 aprile 1792 Nicolas-Jacques Pelletier, accusato di rapina a mano armata, diventa il primo ghigliottinato. Purtroppo il sistema si rivela davvero efficace e diventa ben presto il terrore di tutti i francesi e dei parigini in particolare. Sotto il governo rivoluzionario, fino alla caduta di Robespierre quasi due anni più tardi, la ghigliottina si trasforma nello strumento e nel simbolo della politica di terrore che la Rivoluzione scatena contro i suoi nemici. La piazza del Carrousel, di fronte al palazzo delle Tuileries, la place Saint-Jacques, place de la Bastille, la place du Trône-Renversé (oggi place de la Nation) e infine la place de la Révolution (quella che oggi conosciamo come place de la Concorde) diventano luoghi di spaventose carneficine. Louisette taglia la testa ai sovrani di Francia, a Danton, Lavoisier e persino allo stesso Robespierre.
Torniamo ad oggi…
Perché le ultime vestigia della ghigliottina sono proprio in rue de la Croix-Faubin? A partire dal 1851, le esecuzioni si svolgono solo nei pressi delle prigioni e poi al loro interno. Qui sorgeva la prigione della Grande Roquette, ultimo domicilio dei condannati a morte. Presto Louisette viene (fortunatamente) confinata in un hangar isolato, nei pressi della prigione. La Grande Roquette viene demolita nel 1900. L’allora direttore tenta di vendere al museo Carnevalet i cinque sostegni dell’ex “hachoir national” ma si scontra con un cortese rifiuto ed è costretto a riposizionarli nel cemento dove possiamo ancora vederli, all’angolo tra rue de la Roquette et rue de la Croix-Faubin. Ora che sapete dove guardare, mi raccomando, prestate attenzione e non perdete la testa!