Una giornata fra Den Haag e Scheveningen, alla scoperta di un museo che profuma di vento e salsedine.
Amsterdam, fine agosto. Oggi si va in gita a Den Haag (l’Aia). Passo un’ora con il naso attaccato al finestrino del treno, osservando il paesaggio. Campi, mucche che si spostano da un polder all’altro in assoluta sicurezza, mulini, biciclette. Insomma, tutto quello che vi aspettate nella campagna olandese. La giornata è molto calda ma noi abbiamo un programma fitto di impegni. La prima ‘missione’ è andare alla ricerca della tomba di Baruch Spinoza (abbiate pazienza, io e Daniela siamo pur sempre laureate in filosofia), poi andare a vedere La lezione di anatomia di Rembrandt al museo Mauritshuis… Camminare per la città, entrare in una delle numerose librerie, ascoltare le tante lingue che si mescolano nelle strade. Questa città è più affascinante di quanto immaginassi. C’è un altro museo, però, da visitare: il Panorama Mesdag.
Che cos’é un panorama?
La parola “panorama” (letteralmente: vedere tutto) viene coniata dal pittore irlandese Robert Barker nel 1787. Mentre cammina su Calton Hill che domina Edimburgo, lo colpisce l’idea di creare una nuova tecnica pittorica. Lo stesso anno ne ottiene il brevetto. L’idea è quella di catturare la magnificenza di una scena da ogni angolazione in modo da immergere completamente lo spettatore. L’osservatore deve avere l’illusione di non essere davanti a un quadro ma ad un paesaggio reale. Una vera e propria esperienza immersiva. Il primo panorama di Barker raffigura Edimburgo. Viene esposto nella sua casa nel 1788, e successivamente nella Archers’ Hall vicino a Meadows con grande successo di pubblico.
Barker non è ancora soddisfatto, però, il dipinto non è ancora a 360 gradi come lui desidera. Per realizzare il suo sogno, lui e il figlio acquistano una rotonda di 250 metri quadrati a Leicester Square. Gli spettatori osservano le scene da una piattaforma posta al centro. Il pubblico si accalca per pagare ben 3 scellini per stare su una piattaforma centrale sotto un lucernario e vivere un’esperienza “panoramica”. Vedere Edimburgo stando a Londra e portarsi a casa un souvenir!
L’idea diventa subito di moda. Gli spettatori amano sentirsi ‘disorientati’: l’illusione di essere davanti a un vero panorama naturale è amplificata da un saggio uso di luce ed elementi di scena. L’inganno, ben costruito, è meravigliosamente realistico. Nasce un vero e proprio genere. Squadre di pittori e decoratori lavorano per realizzare opere sempre più accurate. I primi panorami raffigurano ambienti urbani, mentre quelli successivi rappresentano la natura o famose battaglie militari (le grandi campagne napoleoniche si prestano bene allo scopo)! In Francia e in Inghilterra la moda si diffonde rapidamente. In genere, le persone amano vedere immagini dei propri paesi: in Svizzera, la vista delle Alpi diventa imprescindibile. Allo stesso modo in America, i panorami di New York diventano popolarissimi.
Si conoscono 126 panorami, esposti tra il 1793 e il 1863. La maggior parte delle principali città europee presenta più di una struttura appositamente costruita per ospitare panorami. Con il passare del tempo, però, i primi diorami, la fotografia e infine il cinema li soppianteranno inevitabilmente.
Il panorama Mesdag
Non ho mai visto un panorama ma questo è uno dei più famosi nel suo genere. Dipinto nel 1881 dall’artista Hendrik Willem Mesdag è, in realtà, un “ciclorama”: un dipinto panoramico creato in modo tale che coloro che si trovano al suo centro possano godere di un’opera d’arte veramente a 360 gradi. La descrizione all’ingresso del museo promette allo spettatore di sentirsi letteralmente parte integrante del dipinto.
Lo confesso, sono un po’ scettica. Un corridoio immerso nella penombra ci porta fino alla spiaggia di Scheveningen. Quello che mi ritrovo davanti, anzi intorno, mi lascia letteralmente senza parole. La piattaforma di legno al centro della stanza riproduce una vera e propria piattaforma sul mare. Tra noi e il dipinto, in realtà, è stata messa della sabbia. Sembra davvero di camminare sulle dune del mare del Nord. C’è persino odore di salsedine: vecchie reti di pescatori, oggetti forse proprio recuperati in spiaggia aiutano l’illusione. Un sapientissimo uso di ventilatori offre anche la sensazione delle brezza marina sulla pelle.
Le dimensioni dell’opera (14 metri di altezza e 120 di circonferenza) fanno sicuramente il resto: sembra davvero di aver viaggiato indietro nel tempo. Siamo nel XIX secolo, sul lungomare di Scheveningen. L’Aia non è altro che un pittoresco villaggio e sulla sua spiaggia sono ormeggiate le barche dei pescatori. Alle nostre spalle, c’è la città, con le prime industrie, le case popolari di mattoni rossi dove abitano gli operai. Si vede bene anche l’Het Kanaal (l’Haringkade”) che collega Scheveningen all’Aia. Se si guarda da vicino, si possono vedere le navi da cui vengono scaricate le aringhe del Mare del Nord!
Le case lasciano spazio alle dune, sullo sfondo si vede uno sbuffo di fumo: si tratta del primo tram a vapore dei Paesi Bassi. I turisti possono andare in spiaggia per i bagni! Davanti al Padiglione von Wied, due capri bianchi pascolano sulla duna. Tra i primi stabilimenti e la spiaggia, il viale del passeggio. Vedere ed essere visti. Uomini e donne che passeggiano. Sole e nuvole si alternano: sulla spiaggia si intravedono numerosi carri con dei teloni bianchi. Sono cabine mobili: gli ospiti della spiaggia che volevano fare il bagno in mare senza spioni potevano cambiarsi qui ed entrare direttamente in acqua dal carro.
Non ci sono solo i turisti sulle dune: un reggimento a cavallo sembra fare un’esercitazione. Nel frattempo, i pescatori e i venditori di pesce si affollano intorno alle imbarcazioni. In primo piano ci sono donne e bambini che acquistano il pesce da rivendere in città. Un ultimo particolare mi colpisce: un edificio sormontato da una cupola. L’Hotel Bellevue. Per “birra, caffè e tè”, i turisti possono andare al caffè dell’albergo situato sulla duna tra Seinpostduin e l’Oude Kerk. Potrei passare qui il resto del pomeriggio… è veramente un’esperienza straordinaria.
Andiamo in spiaggia?
Uscite dal museo, io e Daniela decidiamo all’istante di andare in spiaggia. Dove? A Scheveningen, ovviamente! Basta prendere il tram e il gioco è fatto. Sembra incredibile ma ci sono quasi 30 gradi. In molti stanno andando a passeggiare in riva al mare. Ci sono genitori con bambini armati di paletta e secchiello, un gruppo di signore francesi (ma evidentemente qui residenti) che chiacchierano delle loro vacanze in Martinica. Si respira quell’aria tipica degli ultimi giorni d’estate, un misto di spensieratezza e di buoni propositi per la stagione che deve arrivare.
La spiaggia di Scheveningen è enorme e popolatissima! Piedi scalzi e telo da picnic sulla sabbia. C’è chi gioca a pallone, un gruppo di ragazzi si è radunato per fare merenda e suonare la chitarra. Alle nostre spalle, una serie di edifici Art Nouveau, hotel, ristoranti… Non sembra di essere sul lungomare di una capitale del Nord, sede di ambasciate e uffici. Si potrebbe pensare di essere in una località di vacanza. Trovo il coraggio di mettere i piedi a mollo ma, nonostante la mia passione per il mare, non riesco a condividere l’entusiasmo degli olandesi che fanno il bagno. Ci piacerebbe poter restare qui e magari andare a bere un aperitivo prima di rimetterci in viaggio ma si è fatto tardi. Il treno per Amsterdam ci aspetta. Chi l’avrebbe mai detto che valesse la pena di andare in spiaggia a l’Aia!
1 commento
Sempre brava la mia bambina!