La penisola del Contentin: tra sole, vento, ostriche e… cabine variopinte.
Puó una cartolina farvi cambiare meta? Come? Dite che le cartoline non esistono più e che non le scrive più nessuno? Non è vero! Io le scrivo (sempre), le ricevo (spesso) e le conservo (quasi sempre). Ma non distraiamoci e torniamo al nostro viaggio: fine agosto, Normandia, penisola del Cotentin.
Ho letto, studiato, pianificato questo viaggio durante l’inverno con la speranza di ottimizzare il tempo che in vacanza sembra non bastare mai. Ma come ci si comporta quando qualcosa ci suggerisce che cambiare i piani potrebbe essere una buona idea? Sì cambiano i piani (ove possibile).
Della penisola del Cotentin mi sono innamorata all’istante: poco turismo (quasi tutto francese), molta natura, spiagge splendide e vento (e, ahimè, una centrale nucleare). Amerei potermi fermare di più ed esplorarlo con più calma ma non si può. Ci tornerò. Però quella benedetta cartolina… dune, mare, vento e delle strane casette dai tetti colorati. Che siano le case dei puffi? Non ricordo di aver letto niente a proposito di Gouville-sur-mer. Vale la pena di andare a dare un’occhiata. La deviazione è decisa.
Pausa pranzo pieds dans l’eau. L’insalata non è entusiasmante, ma lo spettacolo sì. La marea cala e la spiaggia cambia di colpo: cozze e ostriche a perdita d’occhio! L’acqua scompare e compaiono pescatori e allevatori di ogni età. Ognuno ha il suo metodo di raccolta: c’è chi ancora utilizza stivaloni e trampoli di legno per non sprofondare nelle sabbie mobili, chi lavora con piccoli trattori cingolati, chi utilizza addirittura i cavalli. Al lavoro ci sono ragazzi, adulti e anziani. Anche qualche bambino. E tutti sembrano perfettamente a loro agio. I più comici sono i pochi turisti che sprofondano inesorabilmente nella sabbia.
Per dimenticare un discutibile caffè Richard, basta una passeggiata sulle dune alla ricerca delle cabines de plage che mi hanno ‘portato’ fino a qui. Ho scoperto che sono una vera istituzione da queste parti. Hanno tutte la stessa dimensione e lo stesso aspetto: dipinte di bianco, squadrate ma con i tetti colorati. Ognuna appartiene a una famiglia diversa. Durante la stagione estiva, questo piccolo improvvisato villaggio prende vita. Sedie, tavoli da spiaggia, sdraio escono dal letargo invernale. Qualche pallone e una canna da pesca, completano il paesaggio. Le estati, da queste parti, non devono essere molto diverse da come erano agli inizi del ‘900: un bagno, una partita a carte, un libro..
Le prime cabine di Gouville risalgono proprio agli anni immediatamente precedenti la Prima Guerra mondiale e molte sono ancora di proprietà delle famiglie che le hanno originariamente costruite. All’inizio erano solo piccoli ripari di legno costruiti da un albergatore locale per permettere ai propri clienti di cambiarsi e lasciare al sicuro le proprie masserizie da spiaggia. Poi le cabine hanno preso piede…e colore!
La Seconda Guerra mondiale sembra destinata a interrompere per sempre le estati normanne: i tedeschi requisiscono e distruggono anche le cabines. Difficile pensare che queste spiagge, che hanno visto tanto dolore e tanta morte, possano tornare a essere luoghi di villeggiatura. Per fortuna, la guerra non dura per sempre. La vita ritorna e le cabine pure! Anzi, aumentano. Negli anni ‘80 se ne contano un centinaio. In seguito, si è deciso di regolamentarne la costruzione. La lois littoral prevede che non se ne possano costruire di nuove ma solo conservare quelle esistenti. Se una cade in rovina, non può essere sostituita. Fortunatamente i proprietari, consapevoli di possedere un piccolo angolo di paradiso estivo, le conservano con cura. Per la propria gioia ma anche per quella di pittori e fotografi.