Qualche anno fa, complice un post su qualche social media, la val Verzasca è diventata fin troppo nota. In effetti è un paradiso che vi consiglio di non perdere, specialmente in bassa stagione (o almeno in un giorno della settimana).
Chiudete gli occhi e immaginate. Il lago Maggiore e la sua vegetazione mediterranea sono solo pochi tornanti più in basso. Di fronte a voi una valle impervia, tutt’intorno un fitto bosco. Questo è il preludio della val Verzasca, in canton Ticino. Il viaggio è appena iniziato e la prima impressione è quella che conta: dalla luce vivida del lago con i declivi pettinati dai vigneti a uno scenario grandioso e selvaggio. Tutto nel giro di pochi istanti.
Oltrepassate la diga, fate finta di non vederla. Lo spettacolo deve ancora cominciare. Lo so: con i suoi 220 metri di altezza è la quarta in Svizzera ed è famosa perché ci hanno girato la scena con cui si apre Agente 007 – Golden Eye. Ma, al di là del fatto che io non riesco proprio ad appassionarmi a questi enormi muri e che soffro di vertigini, lasciatela per il rientro: sarà un’ultima cartolina memorabile. La Val Verzasca, invece, vi sta aspettando!
Costeggiando il lago creato dalla diga, poco a poco il paesaggio si apre, senza perdere nulla della sua struggente bellezza. Timidamente, inframmezzati da fragorosi ruscelli, i primi nuclei abitati fanno capolino. Sebbene ognuno di essi meriterebbe una sosta, fidatevi: proseguite.
Arrivate fino a Lavertezzo, là dove si trova il simbolo della val Verzasca: il ponte dei Salti. Leggenda narra che fu costruito in epoche remote, tanto da meritarsi il soprannome di “ponte romano”. Evidenze storiche a riguardo non ce ne sono. Si pensa che sia tardo-medievale e comunque più volte riedificato a causa dei crolli causati dalle acque impetuose. E’ un ponte a doppio arco, con pilastro centrale poggiato su un enorme masso. Questo certo lo rende particolare, ma la sua bellezza è un’altra: offre un punto di vista privilegiato sulla valle e sulle grandiose pietre levigate e, soprattutto, mostra il fiume Verzasca in tutta la sua gamma di colori. Non mi stancherei mai di ammirare le tonalità di verde, blu e turchese che l’acqua regala a contatto con il fondale chiaro.
Ma la valle prosegue e noi con lei. Procedendo verso nord, due ponti moderni ci consentono di osservare uno dei prodigi che rendono speciale questo angolo di paradiso. I massi erratici trascinati a fondovalle dai ghiacciai e dalle frane sono infatti un capolavoro della natura. Gli enormi blocchi di gneiss lisciati e striati dal lento e inesorabile lavorio del fiume riportano l’intero paesaggio a uno scenario primordiale. Qui l’uomo è solo ospite perché nulla ha fatto per creare qualcosa di tanto bello. E qui l’uomo attento si sente piccolo di fronte all’immensità.
Però non vi preoccupate: lo straniamento dura giusto il tempo di una riflessione ad alta voce. Perché, in cima alla valle, si trova il borgo forse più bello: Sonogno. E qui, quasi per incanto, la valle si apre in un largo pianoro circondato dalle vette. Il paese è rimasto quello di un tempo. I caratteristici “rustici”, ovvero le antiche abitazioni in pietra, sono disposti ordinatamente lungo la via principale. L’iconico forno al centro del villaggio, la chiesa silenziosa e le poche piccole botteghe donano una dimensione così umana e sincera da farmi pensare ogni volta che il nome Sonogno derivi proprio dalla parola “sogno”. Penso sia solo una mistificazione della mia fantasia, ma mi piace crederlo.
Se potete, visitate la val Verzasca in un giorno infrasettimanale o, meglio ancora, in primavera o in autunno. Da qualche anno, infatti, la valle è diventata molto nota e, ahimè, assai caotica. Soprattutto la zona di Lavertezzo, nelle domeniche sbagliate, somiglia a qualche brutta spiaggia della riviera. E tutto per colpa di chi non ha rispetto né di sé né degli altri, che non ha imparato a starsene in pace a godersi il silenzio e che della montagna non ha capito proprio nulla. Ma se avrete la fortuna di capitarci in un giorno tranquillo, sono certa che non potrete che apprezzare cotanta meraviglia.
Scegliete l’autobus di linea per spostarvi. Il Postale offre un ottimo servizio e vi libera da molti impicci: non solamente quello di trovare (e pagare) il parcheggio, ma anche quello di dover stare attenti alla guida. Lasciate l’incombenza all’autista e godetevi il panorama. E, se avete voglia di camminare, potete percorrere una parte del “Sentierone”, che costeggia il fiume per l’intera lunghezza della valle. Un modo di procedere lento, che a ogni passo offre la possibilità di entrare in contatto con sé stessi e con le meraviglie della natura.
Portate solo voi stessi, il vostro cuore e i vostri occhi. Al resto penserà la val Verzasca.