Spesso pensiamo di conoscere benissimo un luogo dove siamo stati svariate volte. Finché non decidiamo di scoprire che cosa c’è dietro l’angolo.
Ormai state imparando a conoscermi. Mi piace l’arte, mi piacciono i libri e pure i giardini. Adoro la musica. E viaggiare è la mia passione (nonché la mia professione). Ci sono mete che frequento da quando ho iniziato a lavorare e dove torno con piacere ogni volta che mi capita. Fra queste, Salisburgo ha un posto speciale nel mio cuore. La patria di Mozart e di Karajan. La città dove, ovunque si guardi, si vedono montagne e prati verdi. Un luogo dove la cultura si vive e si vede. E dove il mio amato barocco è stato declinato in maniera preziosa.
Pensavo di conoscere Salisburgo piuttosto bene. Certo ero e sono consapevole delle lacune. Alcune le lascio apposta per avere ancora qualcosa di cui stupirmi al prossimo viaggio. Altre invece non sapevo nemmeno di averle. Per questo definisco quella di stasera una piacevole scoperta.
Ma partiamo dall’antefatto. Sono in compagnia di un piccolo gruppo di neozelandesi, che mi hanno chiesto qualche suggerimento per la loro cena. E, da tour leader coscienziosa, mi sono messa alla ricerca di un paio di ristoranti adatti. Requisiti: non lontani dall’hotel, prezzi ragionevoli, possibilmente tipici, decorosi. Ieri sera, dopo lunga peregrinazione, ero riuscita ad individuarne due. Salvo scoprire che entrambi avrebbero osservato il loro turno di chiusura proprio oggi, domenica. Sicché, senza grandi aspettative, ho consigliato loro di raggiungere la Grazer Gasse e di cercare lì qualcosa che potesse fare al caso loro.
Conoscevo già questa strada, almeno nella sua parte vicino al fiume. Ma non l’avevo mai calcolata veramente. Nel caso specifico, presenta due vantaggi: è abbastanza prossima al nostro albergo ed è un’isola pedonale (quindi verosimilmente vi si trovano degli esercizi pubblici). Ebbene, stasera ci sono andata anche io e non trovo altra espressione per descriverla: l’altra Salisburgo. Fino a ieri avrei descritto il quartiere come una zona simpatica con diversi negozi, ma ora ci ho visto ben altro.
Che cosa? Innanzitutto un quartiere autentico, fatto ancora di antico commercio. Non mancano i grandi marchi, ovviamente, ma di fatto si vedono ancora diversi negozi che altrove non si troverebbero e piccoli ristoranti frequentati dai salisburghesi (quest’ultimo è sempre un bel segno di autenticità). E poi c’è un’atmosfera gioviale e simpatica, decisamente meno patinata della Salisburgo “ufficiale”, quella dall’altra parte del fiume. I romani non me ne vogliano, ma a me è venuto spontaneo il raffronto con Trastevere. Là il Tevere, qui la Salzach, ma l’idea è un po’ la stessa.
Per scoprirlo, basta infilarsi in uno dei ristoranti dai nomi evocativi. Sono stata all’Alter Fuchs, e da fuori non ci avrei scommesso granché. Un’insegna vecchiotta, qualche tavolo sulla strada, un piccolo ingresso buio. La sorpresa arriva entrando e chiedendo un tavolo: la Gasthof ha una bellissima corte interna, curata e fresca. Ottimi piatti tradizionali e un servizio rapido hanno riscattato l’impressione esterna, vagamente decadente.
Non è solamente la cena ad avermi convinta dell’interesse che questa piccola zona di Salisburgo sa offrire. Basta procedere verso Zweigplatz, ornata da un curioso gioco di fontane, e passeggiare fra i vicoli per scoprire dettagli degni di nota. Oppure visitare la chiesa di san Sebastiano, luminosa e intensa, e l’attiguo cimitero per trovare un’oasi di silenzio a due passi dalle grandi vie piene di traffico.
Soprattutto, chi ha le gambe allenate, non può mancare la salita alla Kapuzinerberg, alias Montagna dei Cappuccini. Le cappelle rappresentanti la Via Crucis danno idea di quanto sia irta la china, davvero mai soggetto fu scelto meglio. Chiunque sia stato a Salisburgo l’avrà notata, con il suo profilo incombente. È l’altura gemella a quella presso la quale fu costruita la fortezza Hohensalzburg. Nessuna guida ne racconta mai granché, chissà perché. Solo il panorama su Salisburgo vale la scarpinata. E ancora di più vale la discesa attraverso l’Imbergstieg, dove ogni pochi gradini c’è qualcosa da ammirare. Uno scorcio curioso, piccoli passaggi coperti, giardini segreti, chiese inaspettate…
La luce del tramonto ha reso ancora più speciale la mia passeggiata. Già Salisburgo aveva per me un significato speciale; ora mi sembra ancora più bella. E anche il mio lavoro oggi mi sembra ancora più speciale. Vedere sempre con occhi nuovi, trovare ancora cose di cui stupirsi, rinnovare ogni giorno la meraviglia. Nel viaggiare come nelle piccole cose che capitano ogni giorno. Solo così mi sembra di poter vivere.