E’ il paradiso di chi ama i libri e la musica (e molto altro). Perché il “grande magazzino della cultura” Dussmann è un luogo magico, da non mancare visitando Berlino.
Ogni volta che torno a Berlino, non posso fare a meno di fare un salto alla Kulturkaufhaus, alias grande magazzino della cultura. Si trova in Friedrichstrasse, vicino all’omonima stazione della S-Bahn e a quell’edificio tanto evocativo che è il Tränenpalast. Non mi ricordo come ci sono arrivata la prima volta, so solo che è stato amore a prima vista.
Già in altre occasioni vi ho scritto di quanto ami leggere e ascoltare musica, quindi credo sia stata la vetrina ad incuriosirmi. Che non è, devo ammettere, così appariscente. O almeno: di sicuro non lascia presagire quanto si può ritrovare all’interno. Cinque piani di libri, cd, riviste specializzate, cartoleria, carte geografiche. Poltroncine sparse un po’ ovunque, un clima rilassato, spazi ben distribuiti. Al piano interrato c’è anche un’ottima caffetteria allietata da una fontana gorgogliante e da un giardino verticale. Tanto per non farsi mancare nulla, c’è pure un’autentica sfinge, prestito permanente del Museo Egizio di Berlino.
L’edificio si deve al progetto di due architetti ticinesi, Mario Campi e Franco Pessina, e del tedesco Miroslav Wolf. Lo trovo bello, moderno, essenziale e accogliente. Credo che l’uso del rosso come colore dominante sia legato al logo Dussmann: è brillante e ben contrasta con la luce che scende dalla grande apertura sul tetto. Quando si varca la soglia, lo spazio somiglia a un corridoio che invita a procedere. E, una volta raggiunta la sala centrale, il brulicare esterno non esiste più: ovunque ci si giri e si guardi, non si vedono che nuovi mondi da esplorare.
Curiosamente, questo luogo così bello non è nato per essere una libreria. Peter Dussmann lo aveva fatto costruire nella seconda metà degli anni 90 per affittarlo come centro commerciale. Siccome, però, sembrava non interessare a nessuno, si decise a ricominciare, su vasta scala, con la tradizione di famiglia. I suoi genitori, infatti erano stati librai a Rottweil, nella Germania meridionale.
Pare che, prima di inaugurare la Kulturkaufhaus, il signor Dussmann abbia mandato alcuni collaboratori negli Stati Uniti e in Francia per copiare e migliorare l’offerta che già c’era all’estero. E dunque fu il primo, in Germania, a tenere il negozio aperto fino alle 22, con disdoro dei sindacati e con l’apprezzamento di chi, uscito dal lavoro, poteva intrattenersi in libreria. La possibilità di acquistare biglietti per gli spettacoli, di assistere a presentazioni editoriali, di leggere nel negozio senza che nessuno avesse da ridire o di ascoltare un cd prima di acquistarlo fu sicuramente mutuata da FNAC. Devo però ammettere che mai, nei punti vendita del colosso francese, mi sono sentita in un ambiente così bello come da Dussmann. Insomma: la cura del dettaglio è tutt’altra cosa.
Ma chi era Peter Dussmann? Mi verrebbe da rispondere: un uomo pieno di intuito. Da giovane, vendette la sua auto per costituire la sua prima società. L’idea era quella di fornire collaboratori familiari ai molti single che si trasferivano a Monaco per lavoro. Stiamo parlando dei primi anni 60, dunque in pieno boom economico. Il commercio ebbe successo e da lì cominciò la sua fortuna: l’impresa divenne fornitrice di servizi vari, dall’assistenza agli anziani al catering, alle squadre di pulizia per gli aeroporti, agli asili nido. Attualmente conta circa 65.000 dipendenti sparsi in 17 Paesi. E anche quello che sembrava un passo falso, cioè la speculazione edilizia sulla Friedrichstrasse, alla lunga si è rivelata un’idea vincente.
Peter Dussmann è morto nel 2013, ma la Kulturkaufhaus è ancora là. Ovviamente gran parte dei libri sono in tedesco, per quanto vi sia una sezione in inglese assai nutrita e un piccolo scaffale di testi in italiano. Al piano terra si trovano una vasta scelta di libri sulla capitale tedesca e gadget vari. E, al piano -1, il più grande reparto di musica classica che io conosca (e capite perché io ami questo posto!). Se vi capita di andare a Berlino, passate a dare un’occhiata, anche solo per il piacere di considerare come la cultura può rendere ricchi. Se non di soldi, come nel caso del fondatore, quantomeno di spirito!
p.s. Berlino e i suoi alberi in fiore mi mancano molto e, visto il periodo, credo mi mancheranno ancora per un bel pezzo. Ad ognuno di noi, in questi giorni, sta mancando qualcuno e qualcosa. La speranza è che questo tempo sospeso diventi un modo per apprezzare ancor di più quanto sentiamo di più caro e abbiamo, momentaneamente, perso.