Mutano continuamente, come il susseguirsi delle stagioni. Eppure senza una passeggiata alla scoperta della street art, un viaggio a NYC non potrebbe dirsi completo. Qui vi racconto qualche suggestione tratta dalla mia ultima avventura nella Grande Mela.
Non sono una fanatica della street art, benché non abbia difficoltà ad ammettere che, in alcuni contesti, un tocco di colore sia qualcosa di positivo. Sono profana in materia; quindi semplicemente apprezzo quel che mi piace senza farmi troppe domande su contesto sociale, artista, corrente (ci sono correnti nella street art?). Però dall’ultimo viaggio a New York mi sono portata a casa qualche bella sorpresa, che ho deciso di condividere con voi.
Inizio dall’High Line perché è proprio lì che io e Francesca (la mia fedele amica viaggiatrice) abbiamo iniziano le nostre scoperte. E, in effetti, il murales che ho scelto come foto di presentazione si ammira proprio da lì. Si trova su un palazzo all’angolo fra la 10 ave. e la 18 strada e non guardate su StreetView: proprio perché la street art è figlia del momento, GoogleMaps non mostra ancora questo piccolo capolavoro. Non piccolo per dimensioni, visto che occupa l’intera facciata di un edificio a tre piani. La giornata era grigia e quel tripudio di colori ci ha fatto subito un’ottima impressione. Evocativo anche il soggetto, che richiama sì la pace, ma anche l’umanità intesa come virtù. E le jungle di cemento hanno di sicuro bisogno di colore e di umanità.
Sempre passeggiando lungo l’High Line, non si può fare a meno di notare un triplice ritratto della Statua della Libertà, opera di Dorothy Iannone. Il titolo del dipinto è esattamente quello che si legge fra i tre personaggi: I Lift My Lamp Beside the Golden Door. Se ve ne chiedete il senso, eccovi la risposta: sono i versi conclusivi della poesia di Emma Lazarus che si può leggere entrando nella Statua della Libertà. E’ un sonetto del 1883 dedicato alla libertà promessa agli emigranti verso gli Stati Uniti, ma evidentemente ancora molto attuale… e, in effetti, giusto lì a fianco si nota una appartamento abitato da qualcuno che non ama il presidente Trump alla follia, almeno a giudicare dagli addobbi delle finestre!
E, ancora dalla High Line, si può anche fare un saluto a Andy Warhol, Frida Kahlo e anche a un omino danzante di Keith Haring. Appaiono per qualche istante fra comignoli e facciate grigie, come una gradita sorpresa.
Ovviamente, di street art se ne ammira anche lontano dal vecchio quartiere del Meatpack District. Le opere che più mi hanno affascinato sono destinate a scomparire presto perché ornano i container del cantiere che sta cambiando i connotati alla zona di Ground Zero. Fioriere e lamiere invitano a non arrendersi mai, ad essere positivi e anche (perché no?) ad immergersi in quel mondo fantastico che è la cultura manga giapponese. Non so per quanto tempo ancora resteranno là, anche se a me piacerebbe fosse per sempre. E’ uno spazio inumano in ogni senso, sia per la tragedia dell’11/09 sia per tutto quel che c’è intorno, smisurato e inafferrabile. Perciò quei dipinti mi sono stati immediatamente simpatici: non solo danno allegria, ma creano un coinvolgimento emotivo. E infatti eravamo in tanti a saltellare da una figura all’altra, alla ricerca del particolare grazioso o del soggetto accattivante.
Capitolo a parte merita un esperimento riuscito a metà, cioè quello di decorare alcune squallide vie fra la Greenwich e la Hudson Street con dei murales a tema. Il soggetto scelto è bellissimo (anche se sono molto di parte): i Peanuts di Charles Schultz. Solo che, a parte Snoopy pittore in compagnia dell’inseparabile Woodstock, le altre opere sono o molto piccole oppure già sparite. Quindi, a meno che come me non siate dei patiti di Charlie Brown & Co., io eviterei la zona per dedicarmi a quartieri dove la street art regala qualcosa in più.
Ad esempio, trovo molto bello il murales di Kobra (lo stesso di Madre Teresa di Calcutta e Gandhi) che fa dichiarare ad Albert Einstein il suo amore per New York. Si trova all’angolo fra l’8 Ave. e la 21st Street, e anche in questo caso non si può fare a meno di ammirare la tecnica del realizzatore, bravissimo anche nel mascherare elementi architettonici ostici, quali scale antincendio e ventole dei condizionatori. Una perizia davvero notevolissima, che “esplode” in una gamma di colori ricca e variegata.
Se poi doveste trovarvi dalle parti di Little Italy, potrebbe essere interessante allargare un po’ il giro sino a Broome Street, che è comunque una via molto gradevole. All’incrocio su Lafayette Street si trova infatti un bel murales, che ricorda lo stile di Roy Lichtenstein, uno dei più influenti esponenti della pop art. E’ innegabile che la street art sia arte popolare, quindi l’omaggio al celebre maestro mi è sembrato azzeccatissimo. Attenzione però: arrivando da Est l’opera non si vede proprio perché è stata dipinta sul retro del palazzo d’angolo. Magie della street art: da alcuni punti di vista le figure sono evidenti, da altre angolazioni sono completamente celate. E’ per questo che consiglio a tutti di lasciarsi guidare un po’ anche dall’estro del momento. Qualche volta per scoprire la bellezza è meglio affidarsi al caso!